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NICOLA ROSSI

Un altro artista trasversale che al di là della band madre (Doomraiser) dove presta l’ugola, ama cimentarsi in altri generi (psych rock dark/wave con i Tiresia Raptus, dark ambient con gli Hurz, doom con i Blackland), suscitando interesse ed attenzione attraverso l'utilizzo di diversi strumenti.

E’ ancora vivo in noi uno dei primissimi concerti dei Doomraiser al Csoa Bencivenga (Anno 2004, fu il vostro primo concerto in assoluto?), e già da allora ci rendemmo conto che eravate di un altro livello, ed avevate una marcia in più rispetto alle band che proponevano doom non solo sul suolo italico, ma anche nel panorama internazionale. Raccontaci cosa è successo dopo e come siete arrivati a consolidare il vostro status (discografia a parte e dipartita di Valerio – Rip): Il primo concerto fu nel 2004 presso la prima sede del Traffic in via Vacuna. Il tutto si sviluppò in maniera molto naturale; mi ricordo l‘entusiasmo e la passione da parte di tutti, la grande volontà di portare avanti un progetto musicale in maniera seria e decisa; tante notti passate in sala prove tra forte fermento di idee e creatività. Nell‘autunno dello stesso anno incidemmo il nostro primo demo e continuammo con assiduità la nostra attività live anche all‘estero, da qui in poi si sviluppò il tutto.

Sappiamo che state lavorando sul nuovo materiale per i Doomraiser. A quando l‘uscita? Esatto, stiamo lavorando sul nuovo disco, per il momento abbiamo terminato le sessioni di registrazione, in autunno invece ci occuperemo del mix e del mastering. Per quanto riguarda l‘uscita dell‘album, non abbiamo ancora definito una data precisa, ma non vediamo l‘ora che esca, i nuovi brani sono ricchi di nuovi spunti e nuove idee, sarà un disco molto doomy e oscuro.

Quali nazioni ti hanno dato più soddisfazioni a livello di seguito durante i live ,e da quali invece ti saresti aspettato di più? Raccontaci qualche aneddoto che ti è successo durante i tour, e quale è stata l’accoglienza del pubblico all’Inferno festival di Oslo? Sicuramente la Germania è stata la nazione la quale ha accolto con più calore la nostra proposta musicale. Nei primi anni di attività, infatti, oltre ai vari concerti, partecipammo a diversi festival. Di aneddoti ce ne sono tantissimi, forse pure troppi, credo potremmo perfino scriverne un libro. Mi ricordo una notte in cui sostammo in un autogrill sperduto della Baviera, fummo fermati innumerevoli volte dalla polizia per vari controlli: un vero incubo! D’altronde, eravamo e siamo tutt’ora dei loschi figuri, ahahah! L’accoglienza all’Inferno festival di Oslo da parte del pubblico è stata meravigliosa, devo dire che è stata una bella esperienza sia sotto il punto di vista musicale, sia personale.

Da ciò che pubblichi su facebook abbiamo notato che hai una certa predilezione per i simboli e luoghi che trasudano esoterismo. Cosa rappresenta per te? Fin da piccolo sono stato affascinato da simboli a da luoghi sacri, credo che il simbolo riveli gli aspetti più profondi della realtà, crea un ponte tra il nostro intimo e il mondo, riporta alla luce l‘essenziale delle cose, altrimenti nascosto dalle ombre del quotidiano. Nello stesso tempo il simbolo ci proietta nel mondo del sacro, è quella sottile linea di congiunzione con la dimensione altra. Per me l‘esoterismo è un percorso conoscitivo, è una forma di riflessione su tutto ciò che è ignoto e che si fa fatica a codificare e a conoscere a fondo; è una dimensione spirituale che può portare l‘uomo alla comprensione di dimensioni nascoste, oltre la corteccia della realtà.

Qual’è il tuo rapporto con la religione? La religione è sempre stata un sistema di pratiche e di credenze che ha accompagnato le culture umane, essa nasce con l‘uomo e attraverso di essa si è potuto creare un ponte tra la realtà tangibile e l‘ignoto, un punto universale di conoscenze, non è un caso che antiche civiltà distanti tra loro adottassero i medesimi simboli mentre in alcuni libri sacri troviamo gli stessi temi interpretativi. Secondo me il problema della religione nasce con l‘avvento delle cosiddette religioni maggiori le quali hanno creato rigidi dogmi e forti sistemi identitari spingendo l‘uomo stesso al fanatismo e alla violenza, facendo dimenticare il vero senso della religione stessa. Purtoppo, oggi si è persa la sacralità del proprio intimo in relazione con il mondo e io sono contro tutto ciò, molti dei miei brani parlano di questo tragico conflitto umano.

Su disco traspare molto la somiglianza del tuo cantato con quello di Glen Danzig. Semplice caso, o è un riferimento per te? È sempre stato un artista che ho seguito con passione, adoro tutto quello che ha fatto con i Mifits ed i Samhain, ed amo i suoi primi quattro lavori da solista; evidentemente ha fatto si che io ne abbia tratto spirazione.

Quali sono i tuoi ascolti? E quali band hanno lasciato un marchio indelebile? I miei ascolti sono molto vari e vanno dall‘heavy metal al punk, dal dark all‘avanguardia elettronia, dal kraut rock al black metal ecc. Sono cresciuto tendenzialmente ascoltando heavy metal in tutte le sue forme fin da quando ero bambino e grazie a mio padre; con il tempo mi sono aperto sempre di più ad altre sonorità, ampliando la fascia degli ascolti. La band che ha indubbiamente lasciato un marchio indelebile su di me sono stati i Black Sabbath con Ozzy, ascoltai il disco omonimo all‘età di sette anni e l‘impatto fu veramente devastante, quello fu l‘inizio della fine, ahahaha! Altre innumerevoli band hanno segnato la mia passione nel corso del tempo, fra queste sicuramente citerei Danzig e Misfits, Type o‘ Negative, Ozzy Osbourne, Iron Maiden, Judas Priest, Saint Vitus, Obsessed, Cathedral, Pentagram, Candlemass, Burzum, Tangerine Dream, Coil, Witchfinder General, Death SS ecc, continuerei all‘infinito, ma mi fermo qui.

Come è nata la collaborazione con Simone Salvatori (Spiritual Front, il quale intervistato ha risposto così: mi piace molto la sua voce, un misto malvagio tra Danzig e Saint Vitus. Forse avremmo dovuto dargli più spazio in fase di missaggio) per il suo ultimo disco ‘Amour Braque‘? Conosco Simone da molti anni e ho sempre apprezzato la sua musica e il suo lato artistico, trovo veramente affascinante il suo modo di comporre e di concepire la forma canzone, e quando mi ha proposto di partecipare come ospite sul nuovo disco di Spiritual Front ne fui veramente entusiasta ed accetai immediatamente. Evidentemente, è stata la stima reciproca a farci incontrare.

Cosa bolle nella pentola dei Tiresia Raptus e Hurz? Dei Tiresia Raptus ci piace molto il brano "Scheletro" perchè ha fatto tornare alla mente band dimenticate quali i Thelema di ‘Tantra‘ ed i primi Diaframma e Litfiba. C’è qualche nesso di relazione? Con gli Hurz abbiamo terminato la composizione del nuovo album e in autunno entreremo in studio. "Scheletro" penso sia il brano più maturo dei Tiresia Raptus, all‘interno di quella canzone secondo me c‘è la quintessenza del progetto, c‘era un‘aura magica in fase compositiva. Le band che hai sopracitato sono sempre state dei riferimenti artistici, amo alla follia i primi tre lavori dei Litfiba e penso che '17 Re' sia tra i dischi più belli della scena new wave italiana e non solo, un vero e proprio monumento.

Qual è il disco ti ha dato maggiore soddisfazione commerciale e a quale sei più legato a livello artistico? Sicuramente 'Erasing the Remembrance' dei Doomraiser; credo sia il disco a cui sono più legato, dopo quasi dieci anni dall’uscita c’è ancora qualcosa di molto forte e magnetico che mi lega a questo lavoro. Il motivo preciso non lo so, forse è il lato drammatico che si respira in tutto l’album, c’è molta sofferenza, molta rabbia ma anche molta riflessione e questi sono aspetti determinanti affinché un disco possa essere scolpito nel cuore.

Vuoi aggiungere qualcosa? Grazie a te Igor ed a tutto la staff di Hardsound per lo spazio concessomi, ed un saluto a tutti lettori! Doom on!

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