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Ennesimo nome di cui andar fieri quello degli Infall, math-post hardcore band di Novara che in 'Nitecomes' ha mostrato di saper competere con nomi ben più noti attraverso grinta e ottimi mezzi tecnici. Abbiamo incontrato la band al gran completo.

Diciamocelo, mi avete stupito parecchio. Nel vostro 'Nitecomes' si nota una sinergia e un affiatamento che solitamente hanno band ben più rodate. Ok, penso sia arrivato il momento di presentarvi e presentare questo disco al pubblico con le vostre parole. Un saluto ad Hardsounds e a tutti i suoi lettori! Noi siamo gli Infall da Novara. Ci definiamo un gruppo post-hardcore con influenze math-core, anche se le etichette lasciano sempre il tempo che trovano. La nostra line-up, composta di 4 elementi, si è completata a inizio 2014, ma non ci siamo esibiti live fino all’inizio di quest’anno per concentrarci sulla composizione e l’esecuzione dei brani dell’EP. 'Nitecomes' rappresenta la nostra prima esperienza in ambito math/post-hardcore. Il disco si apre con una citazione del film “L’Odio” di Mathieu Kassovitz, che sintetizza l’intero lavoro in un breve monologo di mezzo minuto. Le tracce seguenti sono disposte in ordine di composizione e son le prime sei canzoni scritte dalla band. I testi affrontano la presa di coscienza dell’uomo attraverso la negazione dei propri preconcetti. Infatti attraverso la propria negazione l’uomo pare cadere in un vuoto, dal quale può decidere di ripartire o di rimanere nel buio (l’EP si chiude con la frase “Night came and World awoke”).

Arrivate da esperienze regresse in ambiti hardcore/alternative, cosa vi ha spinto a unire le forze sino ad arrivare a questo gruppo? Dall’affiatamento direi che sembra quasi suoniate assieme da una vita… Grazie innanzitutto per il complimento! Questo aspetto probabilmente deriva da due fattori: sia dalla coesione a livello umano emersa sin da subito tra gli elementi del gruppo, sia dalle numerose ore passate in saletta a provare e riprovare i pezzi. Perciò il fatto di arrivare da esperienze differenti conta relativamente poco, anche perchè ognuno dei componenti nella sua discografia di riferimento ha numerosi artisti in comune, tra cui quelli di maggiore ispirazione per la band.

Parliamo quindi di “Nitecomes”, un lavoro che definirei ostile, dal mood al modo in cui avete interpretato ogni canzone. Quali sono i temi portanti dei vostri testi e come è stato interpretarli vocalmente? “Nitecomes” è basato un po’ tutto sul concetto di “ripartire da zero per rinascere diversi”. I testi infatti altro non sono che un’invettiva contro quegli ideali preconfezionati che sono alla base dell’apatia diffusa tra le persone di oggi (vedi “The Fib”). Si è voluto quindi dare un’atmosfera molto nera e cruda al tutto, volendo rappresentare l’arrivo di una notte in cui l’uomo cade ed in cui il rialzarsi o il rimanere in caduta son solo il frutto di una sua decisione. L’interpretazione a livello vocale è stata in questo senso abbastanza immediata dal momento che bastava “solo” metterci tutta la rabbia di cui si disponeva.

La scena math italiana inizia a prendere sempre più piede e di sicuro voi siete parte di questo movimento. C’è qualche band che consigliereste ai nostri lettori? Purtroppo anche se la scena math sta prendendo piede, probabilmente per una questione di pubblico si rimane sempre nell’ambito dell’underground. In una recente recensione siamo stati accostati però ad una band italiana chiamata A Theory Of Justice… Non siamo soli! Personalmente, anche se ci sono alcune differenze, consiglieremmo ampiamente gli Storm(O).  Cattivi, bravi a suonare, complessi e profondissimi. Figata!

In fatto di influenze oltre al classico nome Dillinger Escape Plan ho voluto chiamare in causa i Norma Jean per la vostra capacità di dare respiro a composizioni strumentali serratissime. Vi trovate in questi due nomi? Quali dischi nello specifico hanno dato imput necessari alla crescita del progetto? Beh sì, i Norma Jean fanno parte di quella rumorosa famiglia da cui prendiamo ispirazione. Di questi infatti potremmo citare l’album “Meridional” tra le nostre influenze, oltre al classico “Jane Doe” dei Converge: una sorta di bibbia del math-post hardcore. Tra i dischi che ci hanno maggiormente segnato ci sono anche “Ex Lives” e l’ultimo “From Parts Uknown” degli Everytime I Die, mentre dei Dillinger Escape Plan citiamo “Ire Works” e “Calculating Infinity”.

Cosa vi rende maggiormente orgogliosi di questo primo capitolo discografico? Il fatto di aver realizzato un buon lavoro nonostante sia, come detto, la prima esperienza col genere. Siamo soddisfatti perché è un prodotto che ci rispecchia appieno e che risponde all’idea di sound che avevamo in testa quando componevamo e quando siamo entrati in studio. Forse il fatto di aver autoprodotto l’album e di aver avuto le idee chiare sin da subito, oltre all’ausilio di un ottimo tecnico (Gianluca Guidetti), ha aiutato a mettere in pratica tutte le nostre intenzioni.

L’Italia e il pubblico italiano capisce secondo voi un genere come il math? Purtroppo secondo noi ancora no. Molto più facile aggregarsi a un già fornito gruppo di persone che ascolta e suona quello che (in maniera un po’ critica) potremmo definire pop-core, senza stare a citare le band, con tutti i cliché del caso (apparenza prima di tutto, produzione iper-compressa alla Joey Sturgis, batteria finta, tutto bello in griglia, melodico sempre e possibilmente auto-tunato). Per quanto ci riguarda noi speriamo di far colpo verso coloro che ascoltano musica senza pensare di far parte di una minoranza.

Altro fattore super positivo è la capacità di trasmettere l’impatto live alle vostre canzoni su disco. Una sorta di registrazione in presa diretta o semplicemente avete la stessa foga che avete sul palco anche in studio? In origine la nostra idea era quella di registrare “Nitecomes” in presa diretta. Idea che è stata abbandonata anche per questioni logistiche, vista la difficoltà dei pezzi e la complessità tecnica proprio a livello di “realizzazione”. Abbiamo quindi optato per una registrazione molto “dry” che fosse estremamente sincera dal punto di vista dell’esecuzione, senza ambienti in post-produzione e senza alcuna forma di editing. Questo per far percepire all’ascoltatore il lato più imperfetto e umano delle nostre composizioni e dare quindi un’impronta molto live al prodotto finale. Abbiamo effettuato la maggior parte delle registrazioni nello Studio A dell’Accademia Del Suono di Milano avvalendoci di una strumentazione prevalentemente analogica, banco compreso.

Passiamo quindi all’aspetto live: come procedono le cose? Avete in ballo qualcosa per l’autunno/inverno? L’attività live prosegue bene: al momento abbiamo concerti programmati fino a dicembre trovati in parte autonomamente, in parte grazie all’ausilio di This Is Core Records che sta curando la promozione e la distribuzione del disco. I live di promozione proseguiranno anche nell’anno a venire e, chissà, magari ci sarà anche qualche sorpresa! 

Chiudiamo lasciando a voi l’ultima parola! Un enorme grazie a voi per la visibilità concessa, speriamo che i lettori abbiano modo di ascoltare “Nitecomes”, disponibile su Spotify o iTunes o in copia fisica ai nostri concerti. Inoltre entro l’anno prossimo abbiamo in programma qualcosa di nuovo, su cui stiamo lavorando dall’inizio di quest’anno… Restate sintonizzati! Enjoy the Fall!

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