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XUL OV KVLTEN: Entropic Increase From The Omega Aeon

data

02/10/2019
75


Genere: Black Metal
Etichetta: ATMF
Distro:
Anno: 2019

Sono veramente arrabbiati questi cileni Xul Ov Kvlten. Dopo il primo full-lenght 'Nitimur In Vetitur', debutto totalmente underground e strettamente limitato, esce per ATMF ‘Entropic Increase From The Omega Aeon’. Il genere che i sudamericani ci propongono è un black metal con tenui inserti sinfonici e riffing, a tratti, death. La prima traccia “Ascend Pathos Signis Dómini” non lascia spazio ai dubbi: riff taglienti, in tipico stile black ma con accentuazione su alcune ritmiche proprie del death, batteria martellante ma di classe e voce ultra potente. Il primo ascolto mi ha fatto tornare alla mente i primi Dark Funeral o gli Emperor, proseguendo con la tracklist, però, mi sono reso conto che le sonorità andavano arricchendosi. Ad esempio, sulla titletrack, appaio i veri tratti death sia nella voce che nei riff; anche il songwriting inizia a strutturarsi in modo più complesso. Con “Quintessence” si rispolverano le classiche sonorità delle prime band norvegesi che crearono questo genere come Darkthrone, Mayhem, Burzum ma cercando di spingere la foga del cantato con un approccio ancora più vigoroso. Si sentono molte influenze anche di gruppi più vicini al death come Marduk e Dissection in particolare le tracce “Tanatophilic Manifestation” e “Nosce Te Ipsvum”. Le sfumature stilistiche continuano ad apparire; in “The Primordial Chaos Synthesis” fa capolino una marcia dalle tinte doom. L’album si conclude con la violenta cavalcata black “Iconoclastic Nihilismus” perfetto esempio dello stile roboante della band. Le tematiche sono care ai blackster più intransigenti: occultismo, possessioni demoniache, malignità dell’animo umano. Rispetto al precedente album si riscontra la tendenza all’abbandono della lingua madre nel cantato, rilegato, in questo caso solo ad un brano. Questa scelta, a mio avviso, nella stesura dei testi e nello stile, mostra due lati della medaglia: se da una parte la fruibilità dell’ascoltatore ne giova, dall’altra parte l’originalità, la spontaneità e la fluidità dei testi ne risente. Senza contare che questo genere, più che altri, ha fatto scuola proprio grazie all’utilizzo della lingua di appartenenza o addirittura di lingue desuete e dialetti. In ogni caso una scelta completamente condivisibile che porta gli Xul Ov Kvlten ad un ottimo album black/death pervaso da un senso di odio raggelante ma questa volta arriva dal caldo dell’America Latina.

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