THE PROPHECY: SALVATION
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06/03/2013I The Prophecy hanno sempre proposto uno stile personale, ma di contro non hanno mai inventato nulla. Si ispirano a quanto la loro madre patria ha partorito in ambito death/doom/gothic, lo plasmano attraverso atmosfere ricercate, in strutture che in alcuni punti hanno un non so che di moderno, lo innestano su sviluppi e dimensioni di carattere dark rock. Carattere quest'ultimo che suona ancora più evidente in questo 'Salvation', album decadente e poetico che fin dall'artwork di copertina vuole ispirarsi al Romanticismo dal punto di visto espressivo. Cinque brani intensi che, nonostante la lunga durata, tengono sempre desta l'attenzione grazie a progressioni e crescendo di carattere ritmico e sentimentale ben articolati. Le chitarre suonano meno pesanti, meno metallizzate, così come anche l'utilizzo del growl è ridotto all'osso, ma il risultato finale non cambia perchè la band britannica punta quasi tutto sull'emotività, sull'umore, sulle sensazioni a cui il suo mondo sonoro dà forma: ritratti armonici sublimi, sostanziosi passaggi acustici, timide accelerazioni, orchestrazioni mai invadenti, struggimento strumentale, discanto vocale, teatralità. Alla fine si ha l'impressione di avere assistito ad una rappresentazione sull'importanza della malinconia, ad un convegno sull'incapacità di relazionarsi con l'atarassia contemporanea, ad un brainstorming sul come svincolarsi definitivamente dalla ricerca comune della felicità: stupidità garantita, perchè l'universo si ostina a non volere credere che la vita e l'arte si sublimano soltanto attraverso le vie del dolore.
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