STRAPPING YOUNG LAD: SYL
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10/11/2003Devin Townsend non è un pazzo : è IL pazzo per eccellenza in ambito Metal.
Le sue collaborazioni con altri musicisti sono illimitate (da Steve Vai ai Soilwork), innumerevoli i suoi progetti paralleli, ma quello che più di tutti rappresenta al meglio il folle personaggio in questione sono gli Strapping Young Lad.
Il ritorno in studio della band avviene a sei anni di distanza da "City", album che aveva conquistato la critica soffocandola con un sound estremamente pesante ed opprimente :credo che per ascoltare qualsiasi cosa prodotta dalla mente di zio Devin, sia necessario innanzitutto fare una sorta di reset mentale ed eliminare il concetto di "musica" che si aveva in precedenza, per evitare di trovarsi completamente spiazzati già al primo ascolto… perché "SYL" è un concentrato di pazzia e devastazione nel quale tutti gli strumenti si inseriscono alla perfezione, contribuendo così a rendere più razionale il marasma caotico partorito dalla band.
Se da una parte non possiamo non sottolineare come i muri di tastiere riescano ad ispessire il suono, ad abbellirlo e, perché no, ad addolcirlo, dal versante opposto ci troviamo di fronte un Gene Hoglan in forma olimpica, ancora una volta perfetto, che rappresenta l'essenza Heavy del gruppo, grazie al suo drumming potente, veloce, ipertecnico e mai uguale a sé stesso.
L'album si apre con un'intro maestosa basata sul lavoro di Devin alle tastiere : è l'unico minuto tranquillo (per così dire) di "SYL", perché la distruzione è dietro l'angolo ed arriva puntuale non appena scatta la seconda traccia "Consequence".
I brani proposti sono una fedele riproduzione della mente psicotica di Mastermind Townsend e, non a caso, sono caratterizzati da improvvisi cambi di tempo, di ritmiche e di atmosfere, con un cantato che segue la stessa scia, passando in continuazione da uno screaming lacerante a interpretazioni più rilassate e viceversa, mentre "Rape song" è una sintesi in chiave moderna del capolavoro dei Dark Angel "Time Does Not Heal", dato che il tema affrontato, lo stupro, è il medesimo, e così pure la rabbia con cui se ne parla e si invoca vendetta.
Tra i pezzi migliori va sicuramente citata "Aftermath" che, con i suoi quasi sette minuti di durata, è il brano più lungo del lotto e, forse, anche quello che maggiormente si avvicina al concetto di classica thrash metal song, anche se non mancano contaminazioni d'altro genere nemmeno in questo caso.
"Force Fed" è un altro riuscitissimo esempio di canzone sputata dritta "in your face" con la ferocia della potentissima sezione ritmica che sostiene la furia delle urla di Devin, in certi punti è veramente incazzato come non mai <
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