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SOUNDGARDEN: ULTRAMEGA OK

data

15/04/2006
62


Genere: Grunge
Etichetta: SST
Anno: 1988

I primi vagiti dei Soundgarden non passano inosservati, infatti subito dopo l'uscita di "Fopp" la major A&M mette gli occhi su Cornell e soci attirata, non a caso, dalla stupenda "Nothing To Say" contenuta in "Screaming Life". I boss della A6M si accorgono però di come le band sia ancora acerba sotto vari punti di vista e decidono così di parcheggiarla presso la gloriosa indie SST. Tale etichetta aveva un rilievo storico maiuscolo nell'underground statunitense avendo pubblicato i dischi dei grandi Black Flag di Henry Rollins, degli Screaming Trees, dei St. Vitus e degli Husker Du; per essa i Soundgarden pubblicano il loro debut sulla lunga distanza "Ultramega OK". Preceduto dal singolo "Flower" ed inaugurato dalla solita copertina orribile (una costante per i Soundgarden) "Ultramega OK" esce nel 1988, accompagnato dai favori di una stampa, che già stravede per Cornell e compagni: infatti i Soundgarden vengono proposti come nuovi eroi dell'underground e soprattutto come portabandiera di quel "rock moderno" che si stava affermando quasi contemporaneamente al fenomeno funky-crossover. "Ultramega Ok" mette in luce pregi e difetti dei Soundgarden anno 1988: da una parte un sound che rilegge in maniera personale il rock dei seventies e la new wave, dall'altra un songwriting altalenante e idee musicali non perfettamente sviluppate; a far da collante il drumming in dispari di Matt Cameron, il chitarrismo stralunato di Kim Thayil, ma soprattutto la voce di Chris Cornell una versione rivista e potenziata del miglior Robert Plant e che da questo cd contribuisce al songwriting e al sound della band come secondo chitarrista. Il debutto sulla lunga distanza dei Soundgarden si apre con due classici del gruppo "Flower" e "All Your Lies": la prima dal feeling etereo ma dalle sonorità "terrose" diventa il primo "hit-single" del gruppo, la seconda veloce e quasi punkeggiante rimanda al mini "Screaming Life". Ma il vero capolavoro è la maestosa "Beyond The Wheel", una lenta marcia sabbathiana che vede un Cornell partire da registri da basso/baritono per innalzarsi verso acuti siderali. Affascinante risulta anche "Mood For Trouble" che aperta da una ritmata chitarra acustica si trasforma in una cavalcata dalle affascinanti melodie. Peccato che il resto della track list non sia all'altezza, dibattendosi tra la noia di "Smokestack Lightning" (cover di C. Burnett) e "Incessant Mace", e l'inconcludenza di "He Dindn't", senza dimenticare una "Circle Of Power" cantata dal bassisto Hiro che risulta pure irritante. Unico lampo della seconda parte del cd è l'oscura "Nazi Driver" valida ma non trascendentale. Quello che ne esce è un cd sufficiente, ma che non mantiene ciò che le premesse sembravano prefigurare, in particolare di fronte a gioielli come "Flower" e "Behind The Wheel", che dimostrano il potenziale del "giardino del suono" si rimane un pò interdetti, ma i Soundgarden sapranno riscattarsi ampiamente in futuro.

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