SODOM: TAPPING THE VEIN
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05/07/2005Anno 1992; il trio tedesco è reduce da un’accoppiata di successi lussuosi come “Agent Orange” (disco che entrò addirittura nelle chart tedesche, e si parla del 1989!) e “Better Off Dead” mentre nel frattempo l’agguerritissima concorrenza del death e del black metal, movimenti musicali allora per lo più alle prime armi soprattutto nel caso del secondo, cominciava a far preoccupare gli headbanger più accaniti; non è raro che band formatesi in quel periodo abbiano avuto diverse difficoltà e accuse di anacronismo. I Sodom corrono ai ripari e pubblicano questo “Tapping The Vein”, platter che ha ancora marchiato a fuoco l’inconfondibile trademark di Angelripper e compagni ma che è altrettanto vicini a certi estremismi sonori dell’epoca. La doppietta di apertura “Body Parts” e “Skinned Alive” è piuttosto significativa a riguardo. Le mazzate sono assicurate, nonostante diventi evidente fin dal principio che i Sodom non sono una band fatta per giocare al black metal e i due brani, così come molti altri che costellano il disco, non restano impressi e sembrano più che altro esercizi sterili, fini a sé stessi utili solamente al fine di bastonare ciecamente l’ascoltatore, che magari in buona fede si aspettava le classiche galoppate thrash. I pezzi validi non mancano, sia chiaro: la cadenzata “One Step Over The Line”, la goliardica “Wachturm”, tuttora un classico nelle esibizioni dei Sodom, o la title-track alzano la media qualitativa, ma resto il fatto che “Tapping The Vein” è un disco perlopiù mediocre, non all’altezza dei Sodom più blasonati soprattutto dopo due dischi di assoluto livello sfornati un paio di anni prima.
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