SLAYER: DIVINE INTERVENTION
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11/12/2005All’epoca della pubblicazione di “Divine Intervention” ruotavano molti interrogativi attorno al nome degli Slayer: il clima di incertezza era dovuto per prima cosa alla fuoriuscita di Dave Lombardo, suggellata dal doppio live “Decade Of Aggression”, che sembrava realmente significare la fine di un ciclo. In effetti il presente lavoro risente parecchio di questa situazione, anche se, sia ben chiaro, l’ultimo dei colpevoli è proprio il neo acquisto Paul Bostaph, che da par suo riesce nell’impegnativo compito di non far rimpiangere troppo lo storico drummer. I problemi sono altri dunque, a partire da una vena compositiva lontana dagli apici toccati anche solo qualche anno prima con “Seasons In The Abyss”. Non mancano comunque brani tipicamente Slayeriani come la monumentale “Dittohead” o l’agghiacciante “SS-3”, ma purtroppo in tutti i 39 minuti di durata del CD si ha la sensazione di trovarsi di fronte una band a corto di idee, che si permette cali di tono piuttosto imbarazzanti (“Fictional Reality”, “213”) e che raramente riesce a trasmettere all’ascoltatore quella sensazione di indomabile aggressività che aveva caratterizzato le precedenti release. Una forza distruttiva di cui perfino Araya sembra privo. Se a tutto ciò aggiungiamo una produzione che lascia a desiderare come non mai allora il quadro d’insieme che ne risulta non può certo far felici i fan della band californiana, i quali, invece del solito capolavoro, ricevono un album solo sufficiente, dove i pochi spunti degni di nota riescono a salvare il tutto per un pelo.
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