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SATYRICON: Deep Calleth Upon Deep

data

30/10/2017
70


Genere: Black Metal
Etichetta: Napalm Records
Distro:
Anno: 2017

Prima di entrare nel merito del nuovo Satyricon, credo sia necessario specificare cosa simboleggia oggi il duo di Oslo nell'attuale scena black metal. E per farlo vorrei tornare un attimo indietro di due anni, precisamente al Dvd 'Live At The Opera', con la Norwegian National Opera Chorus, poichè quell'evento ha di per sè chiuso il cerchio sul livello storico e musicale raggiunto dal black norvegese, determinandone indubbiamente il successo, a circa venticinque anni dalla sua nascita. Il fatto poi che tale evento sia stato celebrato proprio dai Satyricon, la dice lunga sulla determinazione che Satyr e Frost hanno dimostrato di avere durante tutti questi anni. Passare dalle foto in mezzo alla neve, con face painting, bracciali chiodati e asce, ad una orchestra sinfonica nazionale, è una cosa che non poteva passare inosservata agli occhi del sottoscritto che, ai tempi di 'Dark Medieval Times' e di tutti gli altri esordi di Emperor, Immortal e Darkthrone, ricorda bene come il movimento all'inizio, con i suoi eccessi, venisse poco preso sul serio e spesso ridicolizzato senza troppi giri di parole, tra le righe delle recensioni e delle interviste. Ma perchè a vincere sono stati i Satyricon e non gli altri? Eppure gli Emperor erano più bravi? Gia, ma forse è stato proprio quello il problema, ed oggi li ritroviamo solo in tour nei grandi festival ad autocelebrarsi, ma di nuovi dischi nemmeno l'ombra. Immortal e Darkthorne, invece? Uhm, troppo statici i primi e poco inclini ad evoluzioni stilistiche, troppo punk e cult i secondi. I Mayhem, invece, lasciamoli proprio stare, intenti a celebrare la loro fallimentare carriera post Euronymous, spolpando e dissanguando per bene il suo capolavoro con la scusa del tributo a suon di tour e live bootleg sempre freschi di stampa. La rischiosa svolta stilistica che fu 'Rebel Extravaganza' ha finalmente sancito, esattamente due anni fa con quel Dvd, quanto il rischio corso nel tempo, abbia permesso a Satyr e Frost di essere oggi l'unica realtà ancora viva della vecchia scuola norvegese. Tutta questa premessa a questo nono studio album ha il semplice, ma doveroso scopo di sottolineare che i Satyricon sono una band attuale, ed anche se in sostanza 'Deep Calleth Upon Deep' non aggiunge molto alla consolidata piega stilistica presa ormai da oltre un decennio, vogliamo evitare di essere superficiali con chi, per lo meno, non cerca mai di sedersi sugli allori, portando avanti la propria visione di black metal. Che poi magari nemmeno glie ne frega più nulla di essere ancora catalogati nel genere, anche se la seconda traccia "Blood Cracks Open The Ground" sommessamente ci riporta ai tempi di 'The Shadowthrone' per la nostra immensa gioia, con un drum work ed un riffing sopraffini. Anche l'opener "Midnight Serpent" e la title track convincono, per merito essenzialmente di un songwriting, (chitarre soprattutto), più dinamico che in passato. Al contrario invece, "The Ghost Of Rome", troppo scontata, non convince, mentre nel rapido esperimento appena azzardato con il sax all'inizio di "Dissonant", lontane sensazioni appartenute a "21st Century Schizoid Man" svaniscono purtroppo dopo pochi secondi. Con "Black Wings And Withering Gloom" si strizza nuovamente l'occhio al passato con concretezza e rispetto, accelerazioni aggressive e qualche tastiera. 'Deep Calleth Upon Deep' non è certo un capolavoro, ma sicuramente un disco riuscito col quale, tra l'altro, festeggiare ben 25 anni di ottima carriera.

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