RUFFIANS: DESERT OF TEARS
data
17/11/2006All fine, dopo "solo" 23 anni, i Ruffians riescono a pubblicare il loro esordio. I più attenti li ricorderanno perchè passano per la band orginaria del mai troppo compianto Carl Albert prima che questi fosse assoldato dai Villain prima, e dai Vicious Rumors di lì a poco, e questo "Desert Of Tears" ha tutte le caratteristiche dell'esordio di una band nata oltre due decadi fa: il tempo non è mai trascorso. Produzione d'antan, songwriting d'altra epoca, ed un oceano di clichè che ormai iniziano a stancare per davvero soprattutto quando la qualità del materiale è mediocre come nell'occasione. Eppure, i nostri partono bene. I primi quattro brani, pur sempre carichi di riff, cavalcate e melodie abusate e riciclate, fanno la loro porca figura in fatto di incisività, e scorrono via piacevoli. "Running Blind", esempio, è forse la migliore song del lotto con la sua intensa cavalcata a doppia ascia, con un Rich Wilde che dà il meglio di sé dietro al microfono. Da metà disco in poi, invece, oltre alle idee inizia a latitare anche la qualità, e nessuna traccia della sostanza intravista all'inizio si riscontra. Brani scialbi, in diversi momenti del tutto anonimi. Si salva giusto il lavoro incessante delle due chitarre in fase solista, ma si tratta tuttavia di cose che già famose coppie di chitarristi hanno avuto modo di farci godere(e meglio). I riferimenti sono gli immancabili Priest, e qualche venuzza dell'heavy-power americano degli '80. Metal classico a stelle e strisce, insomma, e non di quello migliore. Da segnalare, inoltre, la presenza di Tommy Sisco in formazione, bassista dei Vicious Rumors da "Worth Of Mouth" a "Cyberchrist", in quella che sembra una strana contiguità fatta di intrecci paralleli tra due band dalla potenzialità completamente agli antipodi. Resta il fatto che i Ruffians hanno finalmente pubblicato un full-lenght dopo varie sfighe e coincidenze malevoli sfruttando questa scia di ritorni inattesi e reunion gestite a tavolino, e che non saranno solo ricordati per aver dato i natali ad un grande singer come Albert. Ma, forse, è ormai troppo tardi.
Commenti