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ROOTS OF PAIN: Countdown To Armageddon

data

21/05/2013
60


Genere: Thrash Death Metal
Etichetta: Memorial Records
Distro:
Anno: 2013

La profezia dei Maya colpisce ancora. Pur essendo scampati alla fine del mondo, nessuno infatti può tenerci lontano da band ispiratissime da questo tema, come nel caso dei Roots Of Pain che nello specifico ci hanno scritto un intero disco. Nulla in contrario sia chiaro, ma ormai non si contano più i gruppi che hanno preso parte a questa storia antica, con risultati spesso mediocri. La loro situazione fortunatamente è lontana da quest’ottica, vista la forza di volontà con la quale hanno dato vita a 'Countdown To Armageddon', disco che ci è ancora difficile capire se valido o meno. Da una parte troviamo infatti tanti elementi che portano il sottoscritto a quegli anni ’80 dove il metal era incontaminato e dove il thrash e il death regnavano sovrani. Dall’altra abbiamo a che fare con una registrazione e produzione “casereccia”, macchia che è difficile da togliere su un vestito tutto sommato carino come questo. Ma partiamo dai pro: i Roots Of Pain pur non essendo dei fenomeni in sede tecnica hanno messo in piedi dieci brani potenti ed heavy quanto basta a farli apprezzare dai metallari vecchia scuola, con riff grezzi e un tappeto sonoro tutto sommato interessante all’ascolto. Il cantato pur trovandosi al centro dell’attenzione generale grazie al mixaggio tiene testa al tutto, buttandosi a testa bassa su tonalità growl che ben si adattano al tipo di sound e perdendo di intensità ogni qualvolta si espatri in territori melodici decisamente privi di senso in un disco come questo. Una performance onesta insomma. Arriviamo quindi al grande problema, vale a dire la produzione: registrato e mixato dalla band stessa, 'Countdown To Armageddon' ha nella voce il suo protagonista principale, sparata a livelli folli all’interno di ogni canzone. A seguire in ordine troviamo le chitarre e infine la batteria, che funge quasi da cornice. Il tutto con un effetto stile presa diretta che non colpisce per niente. Insomma una mezza tragedia. Negli anni ’80 questa registrazione era di norma perché la maggior parte delle band non aveva i mezzi tecnici per progredire, ma oggigiorno le cose sono decisamente cambiate e se non si presta la massima attenzione su produzione e mixaggio i risultati possono essere decisamente pericolosi, come in questo caso. Un disco da 6,5 per quel che riguarda il puro lato artistico e da 4 per quel che concerne la fase in studio…

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