RING OF FIRE: Battle Of Leningrad
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26/01/2014Non del tutto gratificante appare il ritorno discografico dopo un lungo silenzio dei Ring Of Fire, il super gruppo ideato nel lontano 2000 dalla mente dell'ex Rising Force Mark Boals, oggi ben felice di ritrovare ai tasti d'avorio l'ex Artension Vitalij Kuprij che non prese parte alla precedente release. L'influenza del maestro Yngwie appare come sempre preponderante, e se in passato il caratteristico sound neoclassico si arricchiva di una piccola ma importante componente progressive stavolta, pur presentandosi sotto la forma del concept album tali influenze vengono tolte di mezzo, per cui ciò che residua è una schematica fredda ripresentazione, con pochissime deroghe, di quanto l'asso svedese ci forniva a metà degli anni '80 in produzioni come 'Marching Out' e soprattutto 'Trilogy', rinvenibili in particolare nel suono della chitarra del solito shredder Mac Alpine, quasi se non del tutto identico a quello eruttato dalla Fender Stratocaster Scalloped di malmsteeniana memoria. Della partita non fa parte Virgil Donati, ottimo e acclamato session man, fatto grave perchè la sua assenza purtroppo si fa sentire più che mai visto che il nuovo arruolato Jami Huovinen sembra aver voluto inserire il pilota automatico nella esecuzione delle parti di batteria, troppo lineari giusto per voler usare un eufemismo. Notevole tecnica ma senz'anima verrebbe da dire, con l'eccezione di Mark Boals che pur non essendo più di primo pelo possiede ancora tanta passione e grinta da far impallidire le nuove leve, al di sotto delle aspettative è la componente strumentale che difetta d'ispirazione rivelandosi del tutto statica e incapace di sfruttare al meglio un potenziale di primaria importanza. Se Malmsteen continua spedito nel processo di irreversibile declino, i Ring Of Fire al momento non possiedono i necessari requisiti per ereditarne il patrimonio musicale lasciando seri dubbi e inquietudini sul futuro, anche a breve, della scena heavy metal di stampo neoclassico.
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