REFUGE: Solitary Man
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12/06/2018Come spesso si suol dire, il tempo è galantuomo. I rapporti tra il boss Peavy Wagner e il duo Manni Schmidt e Chris Efthiamidis che hanno contribuito in maniera determinante a proiettare i Rage a livelli di vertice nel periodo dal 1988 al 1993 si devono essere totalmente rinsaldati fino al punto di mettere su un progetto che a partire dal 2014 si proponeva di risuonare i brani dei Rage proprio del periodo sopracitato. La bontà del progetto non è evidentemente passata inosservata alla Frontiers che ha deciso di scritturarli allo scopo di indurre la band a realizzare una manciata di inediti da pubblicare. Il suono ricalca parecchio il mood di quel periodo, quello in cui non erano ancora presenti le parti orchestrali, progressive o groovy, ma piuttosto all'insegna di un heavy metal abbastanza tradizionale, tendenzialmente melodico con quei riff che volenti o nolenti, ti si ficcano nella mente senza troppi sforzi e guitar solo che sono il naturale complemento a ritmiche che riescono dannatamente bene nell'intento di far muovere le chiappe. Da un punto di vista tecnico le canzoni non fanno una piega, i fan dei Rage legati a quel particolare periodo avranno certamente di che leccarsi i baffi stante l'immutato carisma di un personaggio come Peavy, tuttavia ci pare opportuno precisare che nonostante la maggior parte dei brani abbia un'ottima tenuta anche sul piano compositivo, il paragone con un capolavoro quale 'The Missing Link' non regge assolutamente. Qui si fa ampio ricorso al mestiere, frutto dell'esperienza accumulata già a partire dagli anni '80, per arrivare a realizzare un cd che non ci riserva sorprese, sia in positivo che in negativo, in sintesi un lavoro di ordinanza assai ben realizzato, forse anche un po' prevedibile e dal nostro punto di vista un pizzico di grinta in più e un sound maggiormente prestante avrebbero giovato ulteriormente alla riuscita.
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