PAGANINI: RESURRECTION
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21/11/2005E' all'interno degli anni ottanta che Marco Paganini ha raggiunto l'apice della propria carriera artistica, una storia musicale che comunque non ha mai toccato livelli eccessivamente alti, nonostante il frontman stesso abbia provato a infondere tutto il proprio impegno e le proprie energie in due progetti paralleli, alias i Viva e la propria band omonima. "Resurrection" altri non è se non una specie di best of ri-registrato, il cui contenuto va a pescare alcuni dei brani più significativi tratti dalle due parentesi sopracitate. Il risultato è un cd di tredici pezzi dalla non eccelsa qualità di produzione (cosa evidente in particolare per i pezzi più veloci), caratterizzato da un cantato da parte di Paganini stesso che negli anni si è fatto ancora più ruvido e roco, andando a ricordare senza mezzi termini il terribile vecchietto del metal Alice Cooper. La base strumentale si sposa perfettamente con lo stile canoro proposto, offrendo un background sonoro incentrato su una portata di puro hard-rock 'n' roll influenzato dallo storico periodo a cavallo tra anni settanta e primissimi ottanta, debitore come non pochi al già citato zio Alice e agli inossidabili Ac/Dc. Va inoltre segnalata, all'interno della line-up, la presenza del drummer svizzero Diego Rapacchietti, già al lavoro con gli ottimi Zero dei fratelli Schilirò, uno dei quali, Angi, è comparso al fianco di Paganini medesimo per diversi anni all'interno dei propri lavori in studio. "Resurrection" è quindi un disco destinato ad attirarsi l'interesse di tutti i fans della vecchia scuola hard 'n' heavy, i quali troveranno al suo interno riffs adrenalitici, batteria cavalcante e spiazzanti inserti di piano, pronti a spezzare di tanto in tanto tutta la carica rock contenuta nelle varie tracce. Forse eccessivamente datato, ma sinceramente in giro ho sentito di molto peggio.
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