OZZY OSBOURNE: Ordinary Man
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18/03/2020Parlare di Ozzy è come toccare uno degli dei viventi del metal, quindi si cerca sempre di pesare le parole ed i commenti. Quest’ultimo ‘Ordinary Man’ ha punti negativi e positivi; è sicuramente di qualità inferiore rispetto agli ultimi lavori, ad esempio il penultimo lavoro ‘Scream’, che ormai risale a dieci anni fa, sul quale avevo riscontrato ottime idee e una buona dose di carisma ma… andiamo con ordine. Quali sono le pecche di quest’album? La prima impressione, ascoltando in particolare le ballad, è una vicinanza a ‘Ozzmosis’ per quanto riguarda le sonorità (album che personalmente adoro malgrado non sia uno dei più amati dai fan) con però una pasta sonora che non lambisce neanche di un millimetro l’album sopraccitato. Non ho per niente apprezzato la parte chitarristica di Andrew Watt molto impersonale e in cerca del suono di Zakk Wylde miscelandolo ad una parvenza di Randy Rhoads (se Wylde fosse stato artefice di questa performance l’avrei definito molto spompato). Il songwriting è accasciato su un velo di pop plasticoso forse anche a causa della presenza tra i compositori di Alexandra Tamposi accreditata come co-scrittrice per numerosi artisti ultra-pop come Shakira, Beyoncé, quindi non propriamente rock, è inoltre vocal coach di X Factor. La voce di Ozzy è sempre cristallina ed acutissima, sicuramente grazie anche alla magia dello studio di registrazione, probabilmente la sua performance ha subito un “mega lifting” per rendere i suoi toni simili ai tempi gloriosi che furono. Termino la parte negativa citando due brani che mi hanno deluso: il primo e l’opener “Straight To Hell” pezzo ricco di autocitazioni e con riff senza mordente (per essere la traccia d’apertura), il secondo è “It’s A Raid” con la compartecipazione di Post Malone, pezzo totalmente inutile, quasi punk-rock che non trasmette nulla. Terminata la parte più polemica vediamo cosa c’è di buono; le performance dei grandissimi musicisti come Slash, Tom Morello, Duff McKagan, Chad Smith rendono finalmente onore ad un artista come Ozzy. Devo dire che brani come “All My Life”, “Under The Graveyard” e “Scary Little green Man” mi sono piaciute e mi hanno fatto “battere il piede” ma le canzoni che più mi hanno colpito sono state la titletrack che vanta la collaborazione con il re del pop rock Elton John, risulta uno dei brani con lo spirito più affine allo stile classic metal di Ozzy; per ultima cito la collaborazione con Travis Scott nel pezzo “Take What You Want”, pezzo sicuramente estraneo alle sonorità dell’artista ma in questo caso perfettamente inserita nella tracklist (peccato che sia solo una bonus track). Non posso dire di essere rimasto insoddisfatto dopo l’ascolto di “Ordinary Man” alcuni pezzi sono buoni ma ovviamente arrivati a questo punto della carriera non tutto può essere oro colato, comunque nel complesso il disco funziona e scorre, anzi in alcuni momenti si ha l’impressione di riascoltare il vecchio Ozzy che sembra non perdere la propria grinta e la voglia di mettersi in gioco.
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