OVERKILL: The Wings Of War
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08/03/2019Chapeau per la longevità degli Overkill, arrivati con il nuovo ‘The Wings Of War’ alla ragguardevole cifra di ben 19 studio album. Blitz e compagnia brutta auspicano venti di guerra, almeno sul piano musicale, con un ritorno tout court al thrash metal scevro da ogni contaminazione punk, che nelle precedenti release affiorava (in modo credibile) di tanto in tanto. Da segnalare qualche sostanziale novità con l’ingresso del batterista Jason Bittner (ex Flotsam & Jetsam e Shadows Fall), mentre stavolta la produzione è stata affidata nelle mani di Chris ‘Zeuss’ Harris, professionista dal curriculum autorevole in ambito metal (Soulfly, Queensryche, Kataklysm, Rob Zombie, Iced Eearth, Crowbar e molti altri), che ha garantito allo storio combo newyorkese l’impatto moderno ma senza snaturare la loro reale attitudine al thrash metal old school. ‘The Wings Of War’ non rappresenta nulla di nuovo sotto il sole per gli standard degli Overkill, la release contiene dieci nuove sassate che vanno ad arricchire il lungo repertorio dei nostri, dalle quali estrapolare altri classici ("Believe In The Fight", "Last Man Standing", "A Mother’s Prayer" e "Welcome To The Garden State"), da dare in pasto ai loro più strenui sostenitori sparsi per il globo. Menzione per l’ennesima splendida illustrazione per la copertina ideata da Travis Smith.
A cura di Stefano Giacometti - Voto 75
Come ho già scritto quando recensisco dischi del genere, essendo passato ad ascoltare altro negli ultimi quindici anni, avevo perso di vista pure i redivivi (per me..) Overkill. Scopro che redivivi, appunto, non sono, visto che non si sono mai fermati e hanno pubblicato dal 1985 ad oggi la bellezza di diciotto dischi prima di questo ‘The Wings Of War’ appena pubblicato. Della formazione originale sono rimasti il bassista D.D. Verni e il cantante Bobby “Blitz” Ellsworth, voce del tutto simile a quella di Steve "Zetro" Sousa degli Exodus, dello stesso periodo (fine anni ‘80). Ora, mi auguro che nei precedenti quattordici dischi (conosco solo i primi cinque..) gli Overkill abbiano saputo variare il solito ménage musicale, perché se tutti questi dischi sono come l’ultimo, posso dire che siamo alla frutta. Nel senso che ascoltando questo nuovo lavoro ho avuto l’impressione di essere stato scaraventato direttamente a trent’anni fa, quando facevo il liceo e il thrash metal aveva un suo perché. Ma per un pover’uomo di quasi 50 anni, i suoni, le ritmiche, le soluzioni stilistiche degli Overkill sanno di già sentito milioni di volte. Forse può piacere al massimo a qualche neofita del metallo pesante. Ci sono esattamente tutti i cliché del thrash metal, ma senza alcuna ombra di evoluzione e di aggiornamento alla luce dei tempi (suona più moderno il death metal, per la verità). Così troviamo qualche brano rallentato con qualche eco sabbathiano (“Head Of A Pin”), il solito brano con coretto anthem troppo americano, per me da evitare come la peste (“Welcome To The Garden State”), intro con immancabili arpeggi di chitarra (vedi anche primi Metallica, Megadeth, Testament) e ricordi degli Exodus del sopracitato Sousa; a proposito di questi ultimi, “Believe In The Fight” sembra una immaginaria bonus track dal loro bellissimo (all’epoca…) ‘Fabulous Disaster’ (provate ad ascoltare “The Toxic Waltz”..). Sarò indulgente soltanto per quello che rappresentarono e per il fatto che suonano ancora molto bene, ma quanto a inventiva, meglio stendere un velo pietoso.
A cura di Gianmassimo Sardiello - Voto 60
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