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MORBID ANGEL: Kingdoms Disdained

data

24/12/2017
68


Genere: Death Metal
Etichetta: Silver Lining Music
Distro:
Anno: 2017

Che il 2017 fosse stato un anno all'insegna del death metal, lo si era già capito da mesi, ma con l'arrivo del nuovo Morbid Angel, sembra che i nomi storici del genere si siano dati appuntamento proprio quest'anno, come in una reunion per niostalgici dei bei tempi andati.  Proprio così, e dopo Obituary, Immolation, Broken Hope, Suffocation e Cannibal Corpse, mancavano solo loro. E se pensate che il nuovo lavoro qui presente, quello con la Kappa, che segue a 'Illud Divinum Insanus' sarebbe stato certamente stampato, beh, non credo fosse così scontata la cosa, considerando i casini che quel disco ha combinato. Prima però di parlare di 'Kingdoms Disdained', sarebbe il caso di aprire una parentesi conclusiva e riassuntiva, per comprendere i motivi del flop totale di 'Illud'. La prima questione è il trademark Morbid Angel, che non presupponeva l'adeguata apertura mentale richiesta dal caso; ovvero, se il disco fosse stato registrato da David Vincent con una sua ipotetica nuova band, sarebbe stato, secondo me, accolto in maniera diversa e, conoscendo le sue risapute  vedute musicali, in pochi sarebbero rimasti spiazzati di fronte a quella proposta. Che poi, per assurdo, il problema ancor più grave, fu rappresentato proprio dei brani tipicamente death metal, che mostravano una band ormai rassegnata, quasi inerme e incapace di far emergere un minimo della propria oscura anima. Con l'abbandono di Pete Sandoval poi, durante le registrazioni, la rottura totale fu completa ed è strano però che oggi, insieme al ritorno di Steve Tucker, non ci sia anche il suo. Forse voleva tornare, ma stavolta sarà stata la copertina a farlo desistere. Già, come non notarla, con quel gigante che sembra un ibrido tra un Balrok de Il Signore degli Anelli, la cui barba invece ci rimanda a Cthulhu. Onestamente è un artwork quantomeno inconsueto e fantasioso se associato alla band, ma a noi piace. Passando alla musica, beh stavolta non c'è molto da girarci intorno e la questione è piuttosto semplice da spiagare; 'Kingdoms Disdained' è totalmente accostabile agli altri lavori con Steve Tucker, un buon disco dove possiamo riassaporare finalmente i riff e le distorsioni di Trey. Non supera di certo 'Gateways To Annihilation' che resta un bel po sopra, ma almeno ci riconsegna una band rianimata e vogliosa di ridare lustro alla sua storia.

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