MANTRA: HATE BOX
data
28/12/2006Lo giuro, non me lo sarei mai aspettato. Non me lo sarei aspettato perché conosco troppo bene i Mantra, e conosco anche fin troppo bene la loro dedizione all'hard-rock di classica estrazione seventies, caratteristica sempre in primo piano all'interno dei due precedenti capitoli "Roots" e "Hard Times", due dischi che avevano chiarito il valore di uno degli acts più interessanti all'interno della scena hard nostrana. Ed ecco che, una volta inserito il nuovo cd nel lettore, vengo investito da una sventagliata hard le cui sonorità sono incredibilmente potenti ed indiscutibilmente moderne, quasi a denotare come l'oramai rodato quartetto Meille/Galli/Castelli/Firmati abbia deciso di aggiornare la propria proposta ai tempi correnti, senza però (cosa importantissima) snaturare di una virgola il proprio io musicale. Nulla è sparito infatti del vecchio percorso, né l'ipnotico incedere dei vari brani e neppure il classico stile chitarristico dell'axeman Galli, tutto è solo stato trasportato in vesti più moderne e adatte ai giorni nostri, denotando l'evidente maturazione di una band degna di tutto il rispetto possibile. "Hate Box" è un gran cd, quel cd che si spera ogni volta di ascoltare dai nostri gruppi preferiti, quel cd che viene costruito nell'immaginazione scaturita durante l'attesa intercorsa tra la scoperta del proprio rilascio sul mercato e la riposizione del dischetto stesso all'interno del lettore cd, lasso temporale in cui tutte le speranze e i desideri di ascoltare i propri idoli in piena forma si materializzano in pensieri concreti. I Mantra hanno mantenuto fede al loro ottimo corso sviluppato nel trascorrere degli anni, ma hanno mantenuto soprattutto fede agli impegni presi con tutti coloro che sin qui hanno avuto la possibilità di incrociarli e di apprezzarli, il tutto grazie a dieci tracce curate in ogni minimo dettaglio. "Hate Box" è il classico cd che nulla ha da temere di fronte ad uscite di maggior blasone e calibro, un lavoro che dimostra come rock d'annata e sonorità moderne possano convivere felicemente sotto lo stesso e positivo tetto, costruito con mestiere e passione da quattro artisti dalle grandi qualità che meriterebbero maggior spazio rispetto a quello sin qui loro concesso. Una sezione ritmica precisa e graffiante, un axeman di grande estrazione come Gianluca Galli e le inconfondibili parti vocali del bravo Jacopo Meille (Tigers Of Pan Tang) rappresentano le solide fondamenta poste al di sotto di un disco di marcato spessore, al cui interno si alternano con buona vena tipici riffs cadenzati e momenti maggiormente melodici, come ad esempio l'emozionante ballad "Somewhere Sometimes". Il mio spassionato e caloroso consiglio è quello di donare almeno un orecchio ben disposto di fronte a questo soddisfacente "Hate Box", un album che rappresenta senza ombra di dubbio il miglior capitolo in studio della preparata band nostrana, la quale ha dimostrato, anche in studio, di essersi meritata in tutto e per tutto il posto di supporter ai mitici Europe nel corso del loro tour italiano 2005. Bentornati ragazzi, quella di ammirarvi in una forma così smagliante è una gioia difficile da descrivere a parole.
Commenti