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LU SILVER: Luneliness

data

10/06/2022
78


Genere: Country Rock, Folk, Bluegrass
Etichetta: Go Down Records
Distro:
Anno: 2022

Lu Silver (Thee Hairy Fairies, Small Jackets, The Lu Silver String Band) al secondo progetto solista (esordio con il pregevole ‘Lu … Voices, Harmony Silver String’), e in ‘Luneliness’ in veste di “dinamico cantastorie”. Ha un “approccio” west coast in tutti i suoi arrangiamenti: escogita mille soluzioni per riempire il suono che comunque, rimane sempre morbido e caldo! Ogni sua onda sonora è melodia: passi, sospiri, movimenti, etc. Sostanzialmente ha il ritmo nell’anima (ricordo sempre ‘I Feel Really Junky’ con la sua band The Lu Silver String Band). Adora i rumori. Ne cura il suono. E’ evocativo di scenari sonori storici. Ha l’attitudine e la grinta di Stevie Marriot, versatile nel passare da uno strumento all’altro, dalla tonalità vocale ricercata di Pat Liston (Mama’s Pride), all’intimismo di Frankie Miller, ma “unico”, nel modo di tradurre le eredità musicali che lo hanno forgiato, pur sempre garantendo loro, una rispettosa continuità. Quanta ricchezza! Progetto da assaporare in uno stato di “perfetta solitudine”, in cui rifugiarsi per godere di ogni “caldo” dettaglio, di un più che attuale mix country/southern soul/folk, gestito egregiamente dalla Atomic Studio. Ma addentriamoci in questo racconto musicale di abbandono e solitudine con gli occhi di Luca! La strumentale, acustica e spagnola "Rayo De Luna" è una premessa necessaria, per abbandonare ogni contatto con la realtà e immergersi in un viaggio nel suo ascolto (i suoi spasmi, sono la chiave di ingresso); e la traccia mi riporta alla mente la plettrata nervosa e cruda di "Black Queen" di Stephen Stills (1970). Acustico, essenziale, scaltro e semplice tutto l’album, ma caratterizzato da una ricorrente sonorità, che si ripresenta in più tracce, come un tema ciclico: solo voce, corde acustiche e poi l’ingresso di più sfere musicali che vanno a riempire con un southern soul ("All My Fault", "His Masterpiece"): sono poi i momenti più belli dell’album! Il pregio di questo disco è propria la maestria e ingegno del suo autore, nel riuscire a combinare country, rock, bluesgrass e chitarre “spagnole” in un unico formato; un simile risultato è stato ottenuto in precedenza dall’album ‘Pieces’ del supergruppo americano Manassas (S. Stills, Chirs Hillman, Al Perkins, Joe Lala, Dallas Taylor, Calvin Samuels). A scandire il tempo (non solo musicalmente) è la presenza di un metronomo in "I Love You More" dove la melodia è enfatizzata probabilmente dalle strida di un flicorno, che si allontana e si avvicina alla chitarra acustica, e conferisce un effetto psichedelico da Pink Floyd (‘If’, 1970). L’arrangiamento di strumenti a fiato eleva "I’ll Always Be The Man From Yesterday" che già nella melodia evoca Beatles e George Harrison. "Always The Same" rilascia solo buone vibrazioni. In "I’m Losing You" si risveglia l’anima dinamica del cantastorie e indubbiamente, la presenza dei compagni di squadra Lu Silver String Band, fortifica la sessione bluegrass, nella parentesi più divertente di tutto l’album (R&R accompagnato dal piano). Conforto (fiati), tremore (chitarra spagnola) e febbre (cajon) in ‘Luneliness’ per la donna dall’anima spezzata. Velato soul che racconta di solitudine, sofferenza, amore, ma che risolleva la testa, nei “luoghi più impensati” e alimenta speranza! L’ascolto trasforma la mia espressione facciale in un sorriso, di gradito e forse troppo illusoria attesa, di godere di Luneliness, con i piedi nella sabbia, gli occhi su un falò, in compagnia di corde silver e pelli di bongo.

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