KORN: SEE YOU ON THE OTHER SIDE
data
14/12/2005Infischiandosene alla grande della fuoriuscita di Head (alla sette corde fin dal debutto), novello pastore di nostro signore, la band di Bakersville continua imperterrita nel suo percorso discografico con questo nuovo “See You On The Other Side”, che segue un trascurabile Greatest Hits e un album davvero valido e blindato come “Take A Look In The Mirror”. Molte, moltissime persone alla notizia dell’abbandono da parte del treccioluto chitarrista hanno cominciato a disperare; il suond pachidermico, ormai trademark della band, era a rischio, nelle mani del solo Munky. I quattro statunitensi sono stati furbi però, e hanno compensato i (pochi) vuoti di ascia con un uso di elettronica molto astuto, non eccessivo ma a conti fatti fondamentale nell’economia di molti brani. L’apertura è affidata a una tripletta di tutto rispetto; il primo singolo “Twisted Transistor” (vi sfido a tenere fermo il culo) e le potenti “Politics” e “Hypocrites”. Fin qui nulla di nuovo. I Korn pestano, Fieldy slappa alla grande, Silveria percuote che è una bellezza e Davis fa il suo sporco lavoro di singer complessato. Da “Souvenir” arrivano le prime avvisaglie di novità; i pezzi cominciano a diventare più dilatati, i compatti riff di chitarra vengono asserviti a una sezione di elettronica distorta piuttosto oscura, che per certi versi può ricordare alcune cose del reverendo Manson. La firma dei Korn è sempre lì, ma stavolta è di un colore diverso più sbiadito e incerto. Perché se nelle ‘nuove’ sonorità i Korn si buttano a pesce, non riescono in prima persona a gestirle come dovrebbero. Abbiamo così pezzi davvero riusciti come “Coming Undone”, “Open Up” o “Liar” e pezzi davvero tediosi, “10 Or A 2-Way” o la scialba e già sentita “Love Song”, per non parlare di alcuni intermezzi di cornamusa fin troppo prolissi ed estranei al contesto, quasi fossero incollati a casaccio in coda alle canzoni. Insomma, i Korn, grazie al cielo, hanno voluto osare, sbagliando anche, ma questo non importa poi molto. “See You On The Other Side”, difetti compresi, è un album che va digerito e assimilato pian piano per capire cosa va bene e cos’altro invece è da buttare. Se la direzione presa per il futuro continuerà sulla strada dei brani più riusciti del platter, siamo in una botte di ferro, e francamente non vedo perché dovremmo peroccuparci di una band che in fin dei conti raramente ha sbagliato qualcosa. I Korn insomma sono già dall’altra parte che ci aspettano; noi non vediamo l’ora di raggiungerli.
Commenti