HUGHES, GLENN: MUSIC FOR THE DIVINE
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08/06/2006La grandezza di un'artista sta anche nel saper scegliere le persone con le quali lavorare. Glenn Hughes in questo sta dimostrando di essere un maestro. Per il precedente "Soul Mover" aveva chiesto e ottenuto la collaborazione dietro le pelli di Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, e il batterista l'aveva ripagato con una performance di assoluto livello. Hughes ha pensato bene di riconfermarlo per questo suo ultimo lavoro, aggiungendo però un ulteriore tassello preso in prestito dalla band statunitense: stiamo parlando di John Frusciante, la cui chitarra imperversa e scorrazza in questo nuovo disco della "Voice Of Rock". Per il resto la band è composta dall'ormai imprescindibile JJ Marsh alla chitarra e da Mark Kilian alle tastiere. "Music For The Divine", un titolo estremamente significativo, soprattutto alla luce della grandissima crescita spirituale compiuta da Hughes negli ultimi anni, legandosi fortemente al Cristianesimo. Undici tracce, tutte venate da quello stile Funk che l'eclettico bassista/cantante ha sempre amato, e che finalmente emerge ancora più visibile rispetto al passato. Imperdibile a questo proposito la lunga opener, complessa e incredibilmente coinvolgente, in cui Hughes mostra di essere in grandissima forma e di aver fatto la scelta giusta. Sì, perchè la batteria e le percussioni di Smith non sbagliano un colpo, accompagnando il brano con maestria, e le chitarre di Marsh e Frusciante fanno il resto. Funk Rock, splendido e inimitabile. Ogni traccia ha qualcosa che la rende appetibile, non ci sono cadute di tono, in questa sede basti ricordare la bellissima "You Got Soul" e la delicata (ma non certo melensa) "Frail", oltre alla splendida "This Is How I Feel", forse il pezzo più Funk di tutti, e alla conclusiva "The Divine", brano evocativo in cui la voce di Hughes è accompagnata esclusivamente da chitarra acustica e tastiera, a creare un'atmosfera eccezionale. C'è anche una bellissima cover, la celeberrima "Nights In White Satin" dei Moody Blues (1967), brano reso famoso in Italia grazie alla versione dei Nomadi ("Ho Difeso Il Mio Amore"). La voce di Hughes è perfetta (e così anche la sua performance al basso), l'età non sembra aver potere sull'eclettico musicista. Abbiamo già detto del grande contributo dato da Smith e Frusciante, ma non si può dimenticare il lavoro di JJ Marsh, sempre in grado di offrire splendidi riff e assoli micidiali, e di Mark Kilian, le cui tastiere offrono tappeti d'archi ad hoc dove necessario. Ne uscissero, di dischi così...
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