GOREFEST: LA MUERTE
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22/11/2005C'erano dei seri dubbi sul nuovo lavoro dei Gorefest, dopo tutti questi anni di lontananza dalle scene - "Chapter 13", ovvero l'ultimo e controverso lavoro, risale al 1998 - e il festival di reunion che negli ultimi anni ha portato ad alcuni dischi mediocri se non proprio a delle indubbie schifezze. Alla luce di quanto impresso nei solchi di "La Muerte" dobbiamo porci tutti davanti allo specchio e lanciare i peggiori insulti che balenano nella mente solo per aver dubitato della buona fede di Jan-Chris e compagni. Se i Gorefest tornano lo fanno per comporre un disco che rompe il culo dalla dalla prima all'ultima nota, sembra questa la frase che la formazione olandese vuole rimaracare con questa nuova opera. Via gli influssi settantiani di "Soul Survivor" in favore di un sound più classico, saldamente ancorato al death metal delle origini, che pone "La Muerte" al centro di due dischi come "Erase" e "False". Tocca a "For The Masses" l'onere di presentare i Gorefest versione 2005, con un crescendo che ha il suo apice con l'imponente finale in slow motion. "Malicious Intent" di contro ha una struttura puramente old school; violenta dall'inizio alla fine si concede un breve intermezzo melodico solamente durante il solo di Boudewijn. La varietà è da sempre l'arma vincente degli olandesi, quel sur plus che li ha sempre distinti dalle altre bands e che permette di passare dalle melodie easy listening di "The Call" e "Exorcism", al songwriting strutturato di "Rogue State" e ai 10 minuti di durata della strumentale titletrack; dalla furia cieca di "Malicious Intent" alle influenze dei Led Zeppelin di "Till Fingers Bleed". Ispirato e senza cali di tono, "La Muerte" è anche un violento j'accuse contro la guerra, mosso da una band che dopo sette anni dimostra di avere un potenziale che ancora fa la differenza. Una capacità nell'arrangiamento e nella composizione che pochi possono vantare, specie in un genere come il Death Metal che tende ad abusare dei soliti stilemi triti e ritriti. Bravi Gorefest: mi cospargo il capo di cenere per aver dubitato della buona riuscita dell'album.
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