GOOD RIDDANCE: MY REPUBLIC
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12/07/2006Un nuovo album dei Good Riddance costituisce motivo di grande attesa per qualsiasi punk-rock fan che si rispetti. Questa è cosa buona e giusta, dato che il quartetto di Santa Cruz (California, USA) ha raramente deluso le aspettative dei propri fans con prodotti scadenti, facendo della qualità e della freschezza una delle proprie armi vincenti. Purtroppo, però, anche nella carriera delle grandi bands arriva (spesso) il momento del cosiddetto “passo falso”: vale a dire un disco che, pur non deludendo interamente le aspettative del pubblico, segna una “caduta di stile” nella gloriosa carriera della band. E’ questa una premessa necessaria nel recensire un disco come “My Republic”, dato che proprio di un passo falso si tratta. Se, infatti, diamo un’occhiata nella discografia della band, ci accorgiamo che questo album è decisamente inferiore ad uscite come “For God And Country”, “Ballads From the Revolution” o il capolavoro “Operation Phoenix”. Eppure il disco comincia benissimo, con la tirata “Out Of Mind”, un pezzo che lascia presagire di trovarci di fronte ad un capolavoro. Tutte le aspettative, però, vengono subito annullate dalla successiva “Texas”, che manca completamente di mordente e fa venire voglia di premere il tasto “skip” dello stereo. Per fortuna, la successiva “Shame” è decisamente meglio, così come la seguente “Tell Me Why”, che ricorda molto gli ultimi Bad Religion. “Torches And Tragedies” e “Darkest Days” sono ancora di buon livello, mentre “Up To You” appare sottotono rispetto agli standard della band. Meglio allora un pezzo come “Broken”, o come “Save The Children” che certo non saranno dei capolavori ma che, in un album del genere, non sfigurano affatto . Sono desolato, ma non posso proprio assegnare la sufficienza ad un disco del genere, soprattutto pensando che si tratta di una band che ha alle spalle oltre dieci anni di onorata carriera. Menzione di merito va invece alla copertina, davvero molto bella.
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