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FEAR MY THOUGHTS: HELL SWEET HELL

data

28/07/2005
73


Genere: Death Melodico
Etichetta: Lifeforce Records
Anno: 2005

Tempo di riscatto per la Lifeforce Records; dopo essersi fatta soffiare le sue migliori band (Trivium, Caliban, Heaven Shall Burn) da label di spessore (rispettivamente Roadrunner per i primi due e Century Media per i terzi), la casa tedesca comincia a giocare duro. In concomitanza con lo stuzzicante split Caliban Vs Heaven Shall Burn parte seconda, che riscuoterà decisamente più successo della prima, non serve un chiromante per dirlo, esce la nuova fatica dei tedeschi Fear My Thoughts, devoti esclusivi dello swedish death più thrasheggiante e con un bel po’ di esperienza discografica sul groppone, con la stessa Lifeforce ma non solo. Perlopiù distanti da qualsivoglia tentazione metalcore trendarola, se non forse nell’eccellente prova vocale dell’ottimo Mathias, la band si dimostra a più riprese in grado di competere tranquillamente con blasonati platter del passato, il primo dei quali che viene alla mente (scremato l’ovvio “Slaughter Of The Soul”) è “The Chainheart Machine” dei Soilwork, un lavoro che, proprio come “Hell Sweet Hell”, fonde alla perfezione il più puro thrash metal alle melodie classicamente heavy, con un talento arrangiativo di primo livello. Velocissime stilettate come l’apertura “Windows For The Dead”, la seguente “In The Hourglass” o la massacrante “Satisfaction Guaranteed” si alternano a brani più riflessivi ed heavy, come la splendida “Dying Eyes”, sorretta da un riff che pare venire fuori dalle chitarre di Frenning e Wichers in persona. A livello vocale siamo anni luce da Speed, è bene dirlo: Mathias se la cava alla perfezione, ma la sua ugola ncessita ancora di qualche smussatura e di aggiustare leggermente il tiro e l'impostazione. Non si pensi che i Fear My Thoughts siano una band clone, anche se non ho la minima idea di cosa potranno tirare fuori con un eventuale prossimo lavoro; per ora godiamoci questa sorta di “Chainheart Machine” parte seconda sperando che i cinque ragazzi imbocchino una via evolutiva più fortunata di quella dei colleghi svedesi.

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