DORO: RAISE YOUR FIST
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26/10/2012Preceduto da un quasi omonimo EP rilasciato ad agosto che anticipava tre dei brani contenuti nel disco vero e proprio, ecco oggi uscire l'undicesimo album di Doro, 'Raise Your Fist', album che, secondo migliori le intenzioni, porterà ad un grande tour per il 2013, anno durante il quale la bionda tedesca festeggerà i trenta anni di carriera. Beh, "la regina", come molti la chiamano (anche se noi preferiamo considerare "Queen Of Metal" un'altra bella signora mora nata in Finlandia), ha toppato ancora una volta su disco, dopo il non buonissimo 'Fear No Evil' di tre anni fa. Certo, se andiamo ad analizzare l'intera carriera di Doro di capolavori veri e propri non ce ne sono, ma qualche buon disco tale da garantirle la posizione stabile di mid-carder assolutamente si, ed è quindi con rammarico che andiamo a bocciare il nuovo lavoro della signorina Pesch. Premettendo che la parte strumentale è assolutamente di prim'ordine, con musicisti decisamente validi e con Doro in pole position (è incredibile come non perda mai di potenza anche dopo tutti questi anni), il problema vero sono le canzoni; tredici canzoni davvero brutte e banali, scritte male secondo un songwriting elementare. Tutti i pezzi, tranne le tre ballads (che sono molli e banali), sono pensati per essere catchy, per incitare al coro durante i live, ottenendo l'effetto di trasformare tutti i brani in ripetizioni continue di frasi fini a se stesse, con strofe praticamente inutili e soli ridotti all'osso; a ciò va aggiunto che neppure un riff in tutto il disco suona concretamente metal e convince, con soluzioni a livello di produzione che spesso sconfinano nel pop da teenager ("Freiheit" potrebbe essere un filler di una qualsiasi Leona Lewis o affini). Due gli ospiti su questo disco: Lemmy, coinvolto nella piatta ballad "It Still Hurts", e Gus G. che si presta nella bruttissima "Grab The Bull" (il chorus di questo pezzo è forse quanto di più pacchiano si possa sentire). Abbiamo anche una dedica in chiusura con "Hero", scritta per R.J. Dio (non ci siamo proprio neppure qui). Che dire per chiudere? Disco da bocciare, peccato a ridosso di un così importante traguardo.
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