BLODSRIT: Diktat Deliberi
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20/12/2012Il trio svedese si forma sullo scadere degli anni '90, e ad oggi ha dato alle stampe ben sei album, ritrovandosi sempre in forte dubbio sulla scelta dell'etichetta finché con la Unexploded Records, è riuscita a incanalare la giusta via e far uscire gli ultimi tre album in studio. Compreso questo 'Diktat Liberi', album che gode di un sound epico, debitore a Immortal e Impaled Nazarene e che scorre via senza intoppi. Il ritmo su cui si assestano sono i tipici standard per una black metal band proveniente dalla Svezia, in cui i colpi neanche tanto violenti del batterista, si amalgamano senza troppe pretese su ogni brano. "Ulvens Tid", terzo brano più lungo del lotto, riesce nell'impresa di emergere dalle altre sette composizioni più che altro perchè varia, pur senza chissà quali soluzioni stilistiche. Altrettanto godibile "I Evighet", posta quasi in chiusura con stacchi arpeggiati/melodici che rendono l'attacco brutale ancora più carico di tensione. Un disco fatto davvero bene, variegato, ben suonato, certo non eccellente, ma almeno può vantare di contare quei 4/5 brani davvero molto validi. Ben ritornati! Davide Montoro Voto 73 --------------------------------------------------------------------------------------------- Nuovo lavoro per i Blodsrit, uno degli act più attivi della scena black metal svedese. Dalle note che accompagnano questo 'Diktat Deliberi' si evince che la band ha dedicato molto tempo alla stesura di questi otto brani, il cui scopo dovrebbe essere quello di far finalmente uscire il trio dallo status di underground band, proiettandolo verso orizzonti sonori di maggior livello. Spazio dunque a soluzioni più melodiche e acustiche che, incastonate a modo tra sfuriate black tipicamente scuola Marduk, dovrebbero dare quel tocco in più ai pezzi, rendendoli più ariosi e meno ortodossi rispetto alle passate produzioni. Ma il tentativo, per quanto meritevole di essere sottolineato, non sembra riuscito al meglio, sia per la qualità dei break melodici quanto per evidenti limiti tecnici soprattutto nel guitar work. Ascoltare per credere la seconda traccia "Skapelseforfall", in cui è palese la carenza della chitarra nell’assolo, chitarra che al contrario risulta più efficace nelle parti più grevi e tirate del disco. Per fortuna sul finale il livello sale un po’ e la penultima "I Evighet" è la prova che la via è quella giusta anche se siamo ancora molto lontani dall’obiettivo sperato. Giorgio Papaleo Voto 60
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