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ARTHEMIS: BACK FROM THE HEAT

data

03/12/2005
85


Genere: Power Metal
Etichetta: Underground Symphony
Anno: 2005

Ennesima conferma da parte della promettente band di Verona, “Back From The Heat” rappresenta per gli Arthemis l’effettiva consacrazione tra gli act più importanti del metal made in Italy. Dopo la duplice sorpresa dell’aggressivo "The Damned Ship" e del più maturo "Golden Dawn" questo nuovo album risulta essere un ulteriore evoluzione del loro sound senza però rivoluzionare quanto fatto in passato. Ritmiche graffianti e refrain melodici formano la miscela speciale della formula Arthemis che tra un’avvincente cavalcata power ed un appassionante pezzo dal retrogusto Hard Rock entusiasma e convince fino alla fine. Non c’è pericolo di annoiarsi dato che le soluzioni proposte sono diverse ed accattivanti: si passa dall’espolsiva opener “Rise Up From The Ashes”, che prende vita dal rullante di Paolo Perazzani, ad episodi più melodici ed espressivi come “Ocean's Call” il tutto con grande omogeneità senza bruschi cambiamenti di rotta. Vere e proprie gemme di questo album sono l'energica "Touch The Sky", brano dal tiro più cauto e dal sound praticamente hard rock che sprigiona carica da ogni singola nota, e la conclusiva "Thunder Wrath", brano in cui si riconoscono tutti gli elementi caratteristici del sound della band e dove la qualità dei singoli fa la differenza. Ancora una volta dal lato tecnico il combo non delude: i brani, tutti nati dalla "penna" del chitarrista Andrea Martongelli, mettono in evidenza i grandi numeri di questi cinque musicisti. Tra tutti come non poter citare il singer Alessio Garavello, uno tra i migliori cantanti metal della penisola, e lo stesso Andrea, eclettico mastermind autore di solo's tecnicamente ineccepibili e trascinanti. Altri brani che spiccano fuori dal coro sono il ruggente inno "Free Spirit" e la pesante "The Vampire Strikes Back", seguito di "The Night Of The Vampire" (del quale ne troviamo un richiamo al ritornello durante l'assolo) presente su "The Damned Ship", aperta da un lento riffing oserei dire "doom" che esplode in una cavalcata a doppia cassa con la quale è impossibile rimanere fermi. Cos'altro dire. Il quintetto di Verona ha messo sul banco l'ennesima conferma delle proprie qualità sfornando un prodotto ancora più sorprendente e maturo del già prestigioso "Golden Dawn". Un album del quale faccio un uso smisurato da mesi, senza mai avvertire la sensazione di "sazietà" capace di farmi riporre il disco sullo scaffale. Mi duole vedere che questa gemma del nostro panorama rimane "per pochi eletti" e non riesce a ritagliarsi la visibilità che meriterebbe anche all'estero, questi giovani ragazzi hanno dato veramente tanto e sono convinto che, nell'immediato futuro, non riusciranno a deludermi. Arthemis, Out of the limit!

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