WOVEN HAND
Abbiamo avuto il piacere di scoprire questo magnifico quartetto due anni fa durante la loro data romana di supporto a "The Threshingfloor", grazie all'imbeccata di un amica che ce ne parlò particolarmente bene. Tutto ci si può rimproverare, ma non la mancanza di curiosità, il concerto che ne seguì oltre a confermare le premesse ci presentò una band padrona del palco sia musicalmente, sia tecnicamente e per il magnetismo del singer/leader David Eugene Edwards (aveva l'atteggiamento e l'attitudine di un serpente ammaliatore, riusciva a girare gli occhi all'indietro facendo venir fuori la parte bianca della pupilla come se fosse posseduto da qualche spirito indiano - cultura a cui lui si ispira molto - e blaterando frasi ritualistico/sciamaniche). Con la stessa trepidazione ci siamo apprestati a vivere questa performance berlinese; prima del live veniamo a conoscenza che per l'occasione dell'uscita del nuovo lavoro "The Laughing Stalk" il leader ha voluto dare un colpo di spugna al passato (line up interamente nuova, composta da gente molto giovane, contrariamente a quella del 2010 che era molto più matura e rodata); sin dai primi brani rimaniamo spiazzati da un cambiamento radicale di stile, niente più atmosfere dark rock psichedeliche e ipnotiche, ma una virata verso un art metal (se ci è consentito il termine) dove ai suoni metallici corrispondono strutture piuttosto ostiche da decifrare, il singer ha dimostrato di non possedere più quelle movenze e quegli atteggiamenti che calamitavano l'attenzione ma ciò che ci ha sorpresi maggiormente è stato il gradimento dimostrato dal pubblico berlinese che non perdeva occasione per far sentire il proprio calore e apprezzamento. Siamo rimasti letteralmente interdetti perchè persino i pezzi della vecchia produzione 'Sinking Hands' e 'Holy Measure' sono stati riproposti in chiave metalloide facendone perdere quelle atmosfere che tanto ci avevano ammaliati. Le mutazioni di pelle non sempre corrispondono ad una nuova creatura di pari bellezza rispetto alla crisalide che l'ha generata, e chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa quello che lascia, ma non sa quello che trova.
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