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VISION DIVINE

Il concerto dei Vision Divine al Gate52 di Verona rappresenta il mio primo concerto effettivo, senza contare quello degli Edguy in stampelle, dopo l'infortunio dello scorso Febbraio al ginocchio. Ve ne fregherà poco o niente probabilmente (e avete pure ragione di farlo, n.d.r.) ma questo ha dato alla serata un taglio decisamente particolare. Cominciando dai Carabinieri che ci hanno fermato fuori dall'autostrada per un controllo che, per via della simpatia dell'esponente delle forze dell'ordine, mi ha quasi causato un infarto per passare poi alla semplice operazione parcheggio, roba da far invidia al centro di Milano, risolta poi tra insulti a destra e a manca verso diverse autiste che potremmo definire "indecise". Passi questo, è stata una bella serata nonostante la strana atmosfera che si respirava all'interno del locale, che spiegherò poi, e nonostante le difficoltà che ho incontrato, sempre per via del ginocchio, nel fare le foto. Ma parliamo di musica… [PATHWEAVER] Ad accoglierci al nostro ingresso al Gate52, senz'ombra di dubbio un bel locale ma forse fin troppo grande, c'è la musica dei Pathweaver, band di giovani esordienti di Verona autrice di power e progressive metal. Il gruppo è formato da alcuni ex membri degli Handofate e degli Eclipse e questa sera propone un repertorio di cover con due pezzi propri, i quali lasciano poco il segno e non convincono tra soluzioni decisamente pretenziose e facili clichè. Anche il repertorio di cover proposte dimostra una gran voglia di mettersi in gioco, eseguendo pezzi come "Pull Me Under" dei Dream Theater o "Nothing To Say" degli Angra. Scelte sicuramente coraggiose, lodevoli se vogliamo, ma che lasciano insoddisfatti visto il risultato finale che ha evidenziato le difficoltà del singer nel spingersi oltre, pur dimostrando una buona linea vocale con margini di miglioramento, e dei vari membri della band, in particolar modo del batterista sulla conclusiva "Painkiller" dei Judas Priest, pezzo non certo tra i più semplici. La prima impressione non è certo tra le più positive, ma lasciamogli tempo per crescere. [S.I.T.E.] Successivamente salgono sul palco i vicentini S.I.T.E., nonostante la loro proposta sia un po' fuori tema visti i canoni della serata il loro concerto può definirsi un successo. Dopo la falsa partenza iniziale la band di Claude Arcano graffia con il suo sound rabbioso e sofferente, orientato al gothic metal, che divide il pubblico tra gli entusiasti e il malcontento di altri. Il sound alternativo dei cinque in alternanza tra italiano ed inglese, tra lenti fraseggi e granitici riff e tra il growl del chitarrista Juan e il miscellaneo tra la voce pulita e lo screaming di Claude, tra i più in forma stasera, non poteva avere un effetto diverso sul pubblico presente ma visto il risultato finale direi che non si può che esserne soddisfatti. In attesa dei nuovi brani la band ha proposto diversi estratti dagli Ep "Primo Stadio" e "Post Mortem" rivelando una buona affinità sul palco e la grande determinazione nella propria musica, avanti così ragazzi. [VISION DIVINE] Accompagnati dalle prime note di "The Pefect Machine" salgono sul palco i Vision Divine del buon Olaf Thorsen (che sfoggia la gran maglietta "Lei non sa chi sono io", n.d.r.). Con loro anche i nuovi membri Ricky Quagliato alla batteria e Alessio Lucatti alle tastiere, entrato in formazione dopo lo split con Oleg Smirnoff. La band ingrana subito la marcia e dopo qualche ritocco ai volumi, mai a buoni livelli purtroppo, il concerto diventa estremamente godibile ed il gelido pubblico del Gate52 finalmente dimostra un minimo di vitalità, mai troppa, dando di tanto in tanto dei segni di vita. Il primo ha sorprendere è, come al solito, Michele Luppi che attacca sparando tonalità per molti irraggiungibili con una naturalezza e disinvoltura da far spavento. Non da meno sono stati i nuovi membri, autori di una buona prova eccezion fatta per il solo di Ricky, anche se infortunato, che non ha convinto al cento per cento. Il set si divincola tra i pezzi degli ultimi due album, tranne "Send Me An Angel" e "New Eden", e tra i simpatici siparietti improvvisati da Luppi, vittima e carnefice di una gaffe colossale su "The Ancestor's Blood" quando a fine strofa incomincia a cantare "Now That You're Gone". Superata la ridarella collettiva il singer fa fermare il pezzo e, con grande simpatia, dice che è colpa di Olaf che fa tutti i giri di chitarra uguali! Dopo questo episodio "il Luppi" avrà ampiamente modo di farsi perdonare sostenuto dai virtuosismi della coppia Thorsen/Puleri, il cui lavoro si scinde alla perfezione. A concludere il "singolo" del nuovo album "God Is Dead" ed il dolce regalo di "Identities" eseguita con voce e piano. Una bella serata questa al Gate52 di Verona che ci ha mostrato i nuovi Vision Divine in ottima forma, pronti a deliziarci con l'imminente apparizione al Gods Of Metal. Setlist: The Perfect Machine Colours Of My World New Eden First Day Of A Never-Ending Day The Ancestor's Blood (interrotta) Send Me An Angel The Fallen Feather Version Of The Same La Vita Fugge Through The Eyes Of God The River Now That You're Gone The Secret Of Life God Is Dead Identities

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