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ANTIMATTER

La comodità,  l’eleganza, l’educazione e la cura del dettaglio, ma anche l’introspezione, la tranquillità, unite al calore ed alla vicinanza, l’hanno fatta da padrone martedì 7 marzo quando si parla di Blueshouse, locale al confine tra Milano e Sesto San Giovanni che ha fatto del trattamento con guanti di velluto nei confronti dei musicisti e del loro pubblico la componente principale del proprio successo, e quando si parla di Mick Moss e dei suoi Antimatter, artista e band mai sopra le righe, che con la loro musica riescono sempre a toccare le corde più profonde del nostro animo. Lo hanno fatto nel corso di tutta la loro discografia, e nell’occasione dell’odierno Epitaph Tour lo fanno rimettendo in mostra i brani più significativi del loro capolavoro ‘Leaving Eden’, a dieci anni esatti dalla sua pubblicazione, ed andando a ritroso, pescando tra i pezzi che hanno reso importanti gli album precedenti, dove è stato fondamentale l’apporto dell’altro leader degli Antimatter, l’ex Anathema Duncan Patterson il quale ha costruito musiche dall’atmosfera non comune, e dove la voce femminile ricopriva come una stoffa di velluto la musica toccante e profonda della band, ed avvolgeva i cuori degli ascoltatori. Ora da un po’ di tempo è Moss che comanda al microfono, mantenendo perfettamente le stesse sensazioni del passato non molto remoto. Quale migliore cornice dell’accogliente Blueshouse poteva quindi ospitare una proposta musicale di siffatta fattura?

Ad aprire la bella serata sono i milanesi Spleen, che si dimostrano una band piuttosto semplice ma altrettanto concreta, che propone un rock cantato in italiano che prende spunto soprattutto dai percorsi del rock italiano anni ’90, quelli alla Timoria per intenderci, e attingendo anche a sonorità più moderne, figlie dell’indie rock britannico. In mezz’ora circa di esibizione, hanno intrattenuto i presenti con disreta personalità, con un buon Alfredo Veltri alla voce che ha interpretato i pezzi in italiano con la giusta dose di efficacia, e non sfigurando neppure nella cover di “Pyro” dei Kings Of Leon, i quali sembrano essere tra i riferimenti principali della band.

Con il locale che lentamente andava pullulandosi di pubblico, che si è distribuito lungo tutto il locale creando una buona cornice nonostante la quantità non fosse elevata, quasi in punta di piedi salgono sul palco i paladini del rock malinconico, gli Antimatter da Liverpool, che hanno un unico obiettivo per la serata: creare nell’ascoltatore e nel pubblico intero una sensazione di tranquillità mentale, fisica e psicologica, instaurando quindi un rapporto privilegiato. E bisogna dire che centrano perfettamente il bersaglio, dopo un inizio con i primi due brani dove bisognava ancora sistemare suoni e voce, ma che da “The Last Laugh” in avanti è tutto un continuo di emozioni e di profondità d’animo evidente. La cover di “Black Sun” dei Dead Can Dance è stupefacente per bellezza e calore, e i pezzi successivi dimostrano come Mick Moss riesca a cantare non solo con la sua voce, ma anche con il proprio corpo e con la propria anima, con un coinvolgimento che cattura. Ci sono rari momenti in cui la prorompenza (se così possiamo chiamarla) si è fatta presente, e non poteva che palesarsi in un pezzo come “Leaving Eden”, brano immortale degli Antimatter che emoziona sempre; una versione leggermente più aggressiva e concitata di “Legions”, sempre toccante e profonda; e la title-track del primo album ‘Saviour’, dove Mick Moss riprende perfettamente le atmosfere e le peculiarità di Michelle Richfield, e la band sprigiona la propria forza musicale con innata classe. Molto buona la prova, a tal proposito, da parte di Dave Hall alla chitarra, sempre puntuale e delicato nel toccare le corde del proprio mezzo, creando dei disegni ben congegnati ed assolutamente precisi e limpidi. Encomiabile infine l’interpretazione di “Epitaph” con un omaggio alla memoria di due stimati e indiscutibili musicisti come Piotr Grudzinski dei Riverside, e Aleah Starbridge dei Trees Of Eternity, prematuramente scomparsi all’apice della loro carriera e che hanno lasciato un segno profondo. Questo è stato il sigillo, la ciliegina su una torta davvero molto succulenta che Mick Moss e i suoi compari Antimatter hanno curato come solo le migliori mamme e nonne sanno fare: gustosa, piena e densa di ingredienti, ma soprattutto di amore. Di tanto amore. Che il pubblico presente ha ricevuto in abbondanza per tutta l’ora e mezza di esibizione.

Setlist ANTIMATTER:

Everything You Know Is Wrong
Another Face In A Window
The Last Laugh
Black Sun (Dead Can Dance cover)
Angelic
In Stone
Over Your Shoulder
Redemption
Conspire
The Weight Of The World
Leaving Eden
Saviour
A Portrait Of A Young Man As An Artist
Legions
The Immaculate Misconception
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Epitaph (in memory of Piotr Grudzinski and Aleah Starbridge)

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