UFOMAMMUT
Gli italici dei dello psichedelic postcore sono tornati a porgergi l’oro (la loro musica) dell'ultima opera divisa in due Opus (parti): Primum e Alter (pubblicate nientedimeno che dalla Neurot Recordings di proprietà dei Neurosis). Tenendo presente che si tratta di un giovedì, quindi infrasettimanale e l’indomani lavorativo, il pubblico accorso è stato oltre ogni previsione (locale pieno quasi al limite della capienza). La loro presenza sul palco è assimilabile ai Colossi di Rodi data la stazza che si ritrovano; si sono impossessati degli strumenti di soppiatto tanto che ci siamo ritrovati ad ascoltare l’intro ("Empireum") in stile drone, sulla falsariga della colonna sonora di Suspiria di Dario Argento, che lentamente e vorticosamente ci avvolgeva in una spirale psichedelic postcore, partendo in sordina e finendo per deflagrare in tutta la sua rovinosa tracotanza. Tribalismi, mantra psichedelici, voce riverberatissima sul modello che ne ha fatto di Paul Chain un precursore, messaggi subliminali trasposti sullo schermo retrostante, chitarra e basso talmente distorti da non poter discernere dove finiva l'unouno ed iniziava l’altro. Un ritmo catacombale ordito da voci ultraterrene scandisce un giro di batteria memore dei Virgin Prunes più sperimentali ("Infearnatural"), con un finale pregno di kraut rock; niente sofismi, tutto estremamente semplice e rallentato tanto che in alcuni frangenti i membri della band potevano persino telefonarsi per decidere quale nota suonare al successivo accordo. In "Mindomine" si concedono qualche accelerazione alla classica formula slow tempo e reiterazione perpetua; si rientra nei ranghi con 'Oroborus', uno stoner canonico degno dei migliori Master Of Reality, pregno di una densissima coltre di rumore bianco a far da sottofondo e accompagnato da immagini degne di sleepy hollow girato all’alba. "Luxon" ed è ancora tantissimo rumore bianco con un giro di chitarra à la Ministry che lascia tutti spiazzati per il semplice essere fuori contesto rispetto alla roba suonata sinora; dopo una breve jam session ("Sulphurdew") si riparte con un'altra sfaccettatura dell’industrial che pervade il loro postcore, e stavolta è il turno degli Young Gods ad essere saccheggiati in "Sublime". Deityrant che chiude il set è in puro stile Kyuss. Da sottolineare che i membri della band non hanno mai smesso di suonare e non hanno pronunciato neanche una sillaba: più che determinati. Tracklist: 1. Empireum 2. Aureum 3. Infearnatural 4. Magickon 5. Midomine 6. Oroborus 7. Luxon 8. Sulphurdew 9. Sublime 10. Deityrant
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