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THE FORESHADOWING

Con la performance di questa sera siamo arrivati a ben cinque volte (Closer, Init, Instanbul Cafè (Squinzano - LE), Jailbreak) nelle quali abbiamo avuto il piacere di vedere i The Foreshadowing suonare nella capitale, ed ogni volta è stata un'esperienza a sé. L’intervento del pubblico è stato più numeroso delle precedenti esibizioni, probabilmente dovuto alla notizia pubblicata qualche giorno prima del live che riportava l’ingresso in pianta stabile di Giuseppe Orlando (batterista dei Novembre, nonchè produttore) nella line up della band. Il concerto in questione è stato una specie di warm up per l’imminente e lungo tour americano di supporto a Marduk e Moonspell, infatti la quasi totalità dei brani proposti sono state ovviamente tratti dal nuovo lavoro 'Second World', caratterizzato da tracce più asciutte e meno gothic dei lavori precedenti ("Havoc" e "Outcast" hanno aperturo l'esibizione) che tante recensioni positive ha ottenuto in giro per il mondo. Dal vivo la band traspone un sound più pesante, orchestrale e metal che su disco; la coesione della band, ormai rodata da oltre un lustro di attività e dalle esperienze dei singoli membri (Grimness, How Like A WInter, Spiritual Front, Klimt 1918), oltre ad essere fuori discussione, enfatizza queste qualità. "Fallen Reign" da 'Oionos' (con i ritornelli: And I remember, falling in the distance) dà il via ai pezzi più melodici e brideiani, purtroppo un overdrive (distorsione) di fondo ha inficiato non poco la riuscita degli stessi. Con "Second World" tratta dal disco omonimo si ritorna su sonorità più orchestrali, il pubblico è rimasto assorto in tacita contemplazione cullato dalla sublimazione del gothic doom offerta dal combo capitolino. Salto indietro nel tempo, dal disco d’esordio 'Days Of Nothing' viene estrapolata la traccia omonima mixata a "Cold Waste" che fa affiorare una leggera ruggine nel cantato, come quando si tira fuori da un vecchio baule un libro impolverato. Per la legge del contrappasso la maggior esperienza di Giuseppe Orlando, rispetto al vecchio batterista, ha comportato una minore dinamicità, probabilmente derivante dal poco tempo a disposizione per provare i pezzi. "Survivors Sleep" solo di piano e voce è particolarmente evocativa e toccante. Dopo appena 45 minuti di set Marco Benevento (il cantante), più loquace del solito, annuncia l’ultimo brano, con ovvio disappunto degli intervenuti, ma un breve reclamare ha fatto capire immediatamente alla band che avevano proposto un set troppo breve; ripreso quindi pieno possesso del palco sono ripartiti con i bis: "Ground Zero", nonostante dalla folla reclamassero "The Wandering" e "The Outsider", ma non sono stati assecondati. Una versione tellurica di "Chant Of Widows" chiude il il melodramma. Coesi e avvolgenti, ma non sempre coinvolgenti. Setlist: - Intro - Havoc - Outcast - Fallen Reign - The Forsaken Son - Second World - Medley Days of Nothing /Cold Waste - Survivors Sleep - Aftermaths - Noli Timere Encore - Ground Zero - Chant of Widows

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