THE CHARIOT
Serata hardcore/metal al New Age di Roncade, anche se moltissima gente preferirà starsene a casa confermando così la mentalità tutta italiana di snobbare i concerti di band minori, anche quando si tratta di band più o meno pertinenti al genere che va più in voga al momento. La conta finale dei paganti sarà grossomodo di una quarantina di persone a spararla grossa, cosa che però non ha demoralizzato i gruppi presenti che anzi hanno fornito una prestazione più che dignitosa. Ad aprire il concerto ci pensano i gallesi SHAPED BY FATE, autori di un metalcore piuttosto standard, molto vicino al noise ma che non lesina aperture melodiche ruffiane. I pezzi sembrano perlopiù incollati con il bostik e lasciano percepire netti margini di miglioramento, ma la presenza scenica scatenata dei cinque ragazzi compensa la carenza di songwriting con una tenuta di palco di prim’ordine, a volte lasciando la musica troppo in secondo piano in favore di pseudo acrobazie effettuate utilizzando le pareti con scanalature del New Age a mo’ di trampolino. Promettenti, ma nemmeno troppo. Gli americani BECOMING THE ARCHETYPE riportano la serata su binari più strettamente metallici, con un death melodico che fonde Opeth, Dark Tranquillity e una spruzzata di metalcore. Tutto si basa sull’album “Terminate Damnation” e se l’esecuzione dei brani (“Elegy” in testa) è praticamente perfetta, la prova del quartetto deficita in coinvolgimento vista la presenza scenica un po’ statica e dimessa, con il singer che tenta di coinvolgere il poco pubblico solo durante le pause tra un pezzo e l’altro, riuscendoci a metà. Il New Age si è un po’ riempito (per modo di dire, si è passati dalla quindicina di persone a circa trentacinque) e il palco viene preparato per i THE CHARIOT, band dell’ex Norma Jean Josh Scogin; devo dire che i due lavori pubblicati finora dalla band mi hanno lasciato totalmente indifferente. Un noise core di pessima fattura, noioso, sconclusionato e lontano anni luce dalla qualità degli ex compagni; stasera la band, almeno musicalmente, si è dimostrata davvero debole dal punto di vista dei pezzi che dal vivo non hanno guadagnato un’oncia di qualità; di tutt’altro tenore la presenza scenica, visto che sembrava di assistere all’ora d’aria della sezione ‘schizofrenia’ di un manicomio. E’ davvero difficile descrivere le movenze senza senso e decisamente esagerate della band, soprattutto Scogin; vi bastino le foto (l’effetto mosso non è lì per caso). I The Chariot comunque suonano mezz’ora e poi se ne vanno, lasciando i pochi fan felici e tutti gli altri un po’ interdetti.
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