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TANKARD

“Gli Eviscerate? Hanno appena finito”. Peccato, il traffico milanese mi proibisce di arrivare in tempo per assistere al concerto dei miei conterranei. Spero mi perdonino se stavolta non potrò tesserne le lodi. Per fortuna che il labirinto medeghino non mi impedisce comunque di vedere la prova live dei padroni di casa Irreverence, che fin’ora ho potuto ascoltare solo su CD. Il quartetto lombardo si rende protagonista di una performance formalmente impeccabile improntata ad un thrash metal selvaggio e granitico, figlio diretto dei Sodom, magari non troppo innovativo, ma dall’impatto garantito. E il pubblico gradisce, sia quando la band attinge dal proprio repertorio, sia quando vengono tirati in ballo i Motorhead (“Ace Of Spades”) o si rende omaggio all’etilico Onkel Tom (“Es Gibt Kein Bier Auf Hawaii”). Tra i brani migliori, la trascinante “Hate Has No Name, che ha portato uno scompiglio non indifferente tra le prime file. Una breve messa a punto del palco, giusto il tempo di prepararsi col bicchiere di birra in mano ed è il turno dei Tankard, da vent’anni portabandiera del più alcolico thrash metal tedesco. L’accoglienza del locale milanese è di quelle che tanti altri gruppi possono solo sognarsi, tanto grande è l’amore dei presenti per il quartetto di Francoforte. Amore a quanto pare ricambiato, vista la performance sfoderata da Gerre e soci. E proprio lo storico frontman meriterebbe un discorso a parte, perché è il classico attaccante che fa reparto da solo, un colosso che si muove con la grazia di una cinciallegra, capace di catturare i presenti non solo con interpretazioni sempre all’altezza (considerando età e tasso alcolico nel sangue) ma anche con un modo di porsi unico nei confronti del pit sottostante. Si diverte e diverte Gerre, interagendo col pubblico come farebbe un vecchio amico, alzando di tanto in tanto la T-shirt, per ribadire il concetto “Omo de panza, omo de sostanza”. Come dargli torto? La scaletta ovviamente predilige la parte più antica della discografia, anche se non vengono risparmiati brani più recenti, come “The Beauty And The Beast” tratto dall’ultimo disco, o “Slipping From Reality” e “Die With a Beer In Your Hand”, entrambe presenti su “Beast Of Bourbon”. Buona la reazione del pubblico nei confronti dei pezzi più nuovi, anche se sono indubbiamente gli episodi più datati a scatenare i maggiori entusiasmi: impossibile restare indifferenti di fronte a simboli di un’epoca del calibro di “Chemical Invasion” o “The Morning After”. E poi ancora “Zombie Attack”, “Alcohol” (cover dei Gang Green) e la splendida “(Empty) Tankard” richiesta a più riprese, che mette la ciliegina su uno show adrenalinico, ricco di feeling e divertimento. Frankfurt’s thrashers rule tonight!

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