STRATOVARIUS
Era una notte invernale da brividi ma il mio corpo ed il mio spirito erano riscaldati dalla gioia di poter rivedere, dopo quattro interminabili anni, uno show degli incredibili e funanbolici Stratovarius. Ed infatti mai attesa fu meglio ripagata. Come gruppi di supporto al combo finlandese sono stati chiamati i finlandesi Tracedawn, un ottimo e talentuoso combo che, nonostante il poco tempo dedicato all’esibizione, ha letteralmente fatto esplodere il locale grazie ad un’esplosiva miscela di energia, tecnica e simpatia ed i tedeschi Mystic Prophecy, un formidabile gruppo tecnicamente molto dotato e che ha saputo anche conquistare il pubblico facendolo letteralmente esplodere con l’esecuzione di "Evil Empire", ottimo brano dal coinvolgente ritornello e durante la strepitosa esecuzione di "Paranoid", un vero e proprio tributo agli intramontabili Black Sabbath. Ciò che ha caratterizzato l’esecuzione di questa cover è stata sia la presenza sul palco dei Tracedawn vestiti in maniera quasi adamitica sia la gioia e l’energia che tutti i musicisti hanno espresso durante l’esibizione. Ma ecco che alle ore 21.10 circa il sogno diventa realtà sulle stupende note dell’intro di "Destiny", durante il quale gli eroi tanto attesi entrano in scena. Lo spettacolo è un continuo susseguirsi di brani nuovi e vecchi. Il combo finlandese ha scelto in maniera maniacale i brani da proporre pescando a piene mani da tutta la propria succulenta discografia. Il pubblico va letteralmente in brodo di giuggiole durante l’esecuzione di classici del calibro di "Hunting High And Low", "Speed Of Light", brano in cui viene introdotto Matias Kupiainen, colui che ha avuto l’onore e l’onere di rimpiazzare, nel cuore dei fans, sua maestosità Timo Tolkki e "The Kiss Of Judas". Dal nuovo nato di casa Stratovarius vengono eseguiti "Deep Unknown", "Forever Is Today" e "Winter Skies", tre ottimi brani che il pubblico ha dimostrato di gradire notevolmente. I nostri eroi hanno anche trovato il tempo per sciorinare tutta la loro maestria tecnica durante l’esecuzione di "A Million Light Years" e "Phoenix". Dopo aver eseguito, in maniera a dir poco magistrale, la stupenda "Paradise", che ha generato un tale coro da parte del pubblico che sembrava che il locale stesse per venire giù ed aver rispolverato, pescando addirittura da Fourth Dimesion, l’atmosferica "Twilight Symphony", i nostri eroi si sono concessi una meritata e breve pausa prima di rientrare per regalare, al loro splendido pubblico, una serie di brani che definire magici è un puro eufemismo: sto parlando di perle del calibro di "Forever", "Father Time" e "Black Diamond", brano splendidamente introdotto da sua eleganza Jens Johansson ed in cui quella macchina da guerra che risponde al nome di Jorg Michael ha dato sfoggio di tutta la sua tecnica regalando un breve ma intenso assolo di batteria. Non ci sono parole per definire quale spettacolo si è perso chi non è riuscito ad assistere a questo concerto. Sappiate solo che gli Stratovarius sono come il buon vino che, invecchiando, migliora sempre.
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