SOEN
Inaugurazione il 12 ottobre per quanto riguarda la stagione dei concerti metal di una delle nuove location di Roma, il Largo Venue, una sala concerti molto capiente (oltre 1000 persone) dotata di amplificazione ed acustica di eccelso livello con un bar molto grande. La maggior parte del pubblico è venuto per vedere i Soen che a Roma godono di grande seguito (l’ultima volta che son venuti nella capitale hanno registrato un sold out con diversi giorni di anticipo rispetto alla data del concerto), e pochi probabilmente conoscevano i Madder Mortem prima di aver letto il loro nome di spalla agli Svedesi. Aprono i norvegesi che ci sparano in faccia un sound pazzesco; genere? Poco definibili visto che passavano dal doom all’avanguardia, dal death al progressive; mostruosi, pazzeschi, monumentali, chirurgici, con una cantante molto loquace e dall’ugola dotatissima in grado di passare dagli high pitch al growl con una nonchalance strabiliante. Nelle varie interazioni col pubblico ci ha colpito una citazione: da un esperienza orribile si può sempre trarre una una bella canzone, e l’espressione della vocalist alla fine dell’esecuzione era eloquente: visibilmente provata per le emozioni che aveva provato nel ricordare quella situazione. Diversi sono stati gli elogi indirizzati verso il pubblico intervenuto (inconsapevole della portata dei Madder Mortem) perché ha dimostrato di saper ascoltare in silenzio. Un lentone “Hangman” (che si velocizza nel finale, anche se sembrerebbe una contraddizione), un rock metallizato “Armour” ci conducono all’epilogo affidato ad ‘Underdogs’, seguito dalla frase: “You guys are awesome and amazing” riferito al pubblico che ha riconosciuto il giusto tributo alla band. A seguire le star della serata: Soen. Non ho voluto ascoltare nulla degli svedesi perché volevo avere la mente sgombra da aspettative o preconcetti specie per quello che i media riportano di loro, cioè un mix di Tool e Opeth (di cui il batterista Martin Lopez ed il famoso bassista Steve Di Giorgio – Death, Testament e Sadus - hanno fatto parte per un breve periodo); ciò corrisponde a verità in quanto switchavano in maniera strabiliante tra le band sopracitate, ovviamente senza le peculiarità vocali che hanno fatto di Jason Maynard Keenan e Mikael Akerfeldt dei mostri sacri. La domanda che mi è sorta spontanea è stata: perché optare per i Soen al posto delle band a cui si ispirano? Oppure come spiegarsi il successo di una band che emula altre già famose? Qui subentra la capacità di una radio di indirizzare i gusti, ci riferiamo a Radio Rock che li passa in heavy rotation ed il risultato si è visto dal numero degli accorsi (locale pieno per i 3/4). C’è da dire che, non so quanto volutamente, i Soen hanno saputo colmare quel vuoto artistico delle band a cui si ispirano, dato che gli Opeth ed i Tool (specialmente questi ultimi) mancano sia dai palchi che dai negozi di dischi da qualche anno. Tecnicamente perfetti, non hanno sbagliato un colpo ma non mi hanno impressionato, perché le band a cui si ispirano hanno una capacità di scrittura e di provocare emozioni di gran lunga superiore, soprattutto sono più dotate di anima e pathos, pur evidenziando che i brani erano molto ben arrangiati. Il pubblico ha gradito parecchio e come si suol dire: il cliente ha sempre ragione.
MADDER MORTEM setlist:
01. If I Could
02. The Little Things
03. The Whole Where Your Heart Belongs
04. M For Malice
05. Returning To The End Of The World
06. Resolution
07. Armour
08. Hangman
09. Fallow Season
10. Underdogs
SOEN setlist:
01. Canvas
02. Sectarian
03. Savia
04. Sister
05. Pluton
06. The Words
07. Opal
08. Kuraman
9. Jinn
10. Fraccions
Encore:
11. Tabula Rasa
12. Lucidity
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