IGORRR
Un lunedì qualunque, 23 ottobre, di quei lunedì brutti per il semplice fatto di essere il primo giorno di lavoro di una lunga settimana uguale a tutte le altre; se ci aggiungiamo che durante il viaggio da Roma a Firenze abbiamo sfiorato più volte dei nuvoloni talmente neri che non promettevano nulla di buono, rasentavamo il corollario della legge di Murphy (se qualcosa può andar male, andrà peggio). Stavolta a rendere più piacevole questa giornata c’era il concerto di IGORRR, il fenomeno breakcore/trip hop/cyber death metal che sta inanellando sold out uno dietro l’altro. Tenendo conto del giorno e avendo scelto come sede del concerto una location a 20 km da Firenze (quindi abbastanza fuorimano e difficilmente raggiungibile senza auto), nutrivamo dubbi sulla riuscita della serata; ed è proprio qui che ci sbagliavamo, mai dare nulla per scontato. Arrivati al Cycle di Calenzano, scopriamo un club veramente molto bello, spazioso e confortevole (con tanto di salottino e bar/ristorazione), dotato di amplificazione ed acustica eccellente. A fare da apertura Nicola Manzan in arte Bologna Violenta, col suo progetto symphonic grind con tanto di sviolinate e schitarrate schizoidi accompagnate da una batteria della lego (la marca di giocattoli) in quanto tecnologicamente avanzata (tom elettronici) ma minimale nell’aspetto, a far da colonna sonora a dei video che ritraevano incidenti tra treni. Dapprima ha spiazzato il pubblico con un sound decisamente dissonante e poi lo ha ammaliato, tanto che gli applausi non si son fatti attendere in segno di apprezzamento per una proposta che di convenzionale aveva ben poco e che fa scopa con quanto seguirà di li a breve. Nel frattempo il club si è riempito oltre ogni aspettativa in attesa che la band si materializzasse sul palco; breakcore, campionamenti a go go, due vocalist, lei ossessa schizoide dotata di una gran voce lirica e gorgheggiante, lui uno yeti che utilizzava un microfono come quello di Al Jourgensen (Ministry) con tanto di testa caprina a sormontare l’asta, e batterista umano che intersecava le sue spiattellate sui campionamenti di mr Gauitier Serre. Un mare di note spezzate, fratturate, tenute insieme da un equilibrismo mirabolante che contribuivano ad un alternanza di emozioni contrastanti alle quali non era facile stare dietro; dalla frustrazione alla gioia sfrenata tanto per fare un esempio. Dall’arpeggiato di chitarra su voce lirica passa al breakcore attraversando l’industrial black metal, il folk balcanico e l’operetta italiana, tutto ciò in un solo brano: “Opus Brain”. “Viande” (per citare uno dei brani estratti dall’ ultimo parto ‘Savage Sinusoid” suonato quasi per intero), è un monumento al cyber deathcore, devastante e trascinante come uno tsunami guidato dai tatatatattata vocali alla Mike Patton e l’headbanging sfrenato è stato la logica e naturale conseguenza. I puristi storceranno il naso perché la maggior parte del concerto è stato una serie di suoni campionati o riprodotti da pc, verissimo, ma è innegabile la genialità del francese al netto degli ausilii tecnologici. This is the future.
02. Opus Brain
03. Grosse barbe
04. Moldy Eye
05. Biquette
06. Barbecue
07. Pavor Nocturnus
08. Caros
09. Viande
10. Cheval
11. Tendon
12. Excessive Funeral
13. Tout petit moineau
14. ieuD
15. Unpleasant Sonata
16. Apopathodiaphulatophobie
17. Robert
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