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ROCK HARD FESTIVAL 2011

Primo evento dell'autunno metallico, il Rock Hard festival, che quest'anno si tiene nel bel Live Club di Trezzo sull'Adda, uno dei migliori locali per la musica live fuori da Milano, presenta una card interessante davvero; certo, non si sta parlando di un festival strutturato per attirare migliaia e migliaia di persone, ma di un concerto studiato per fare felici i nostalgici dell'epoca che fu, e certamente gli amanti dell'underground più nascosto. Headliners di giornata sono gli svizzeri Coroner, che non si vedono dal vivo in Italia da un sacco di anni, ma per arrivare al concerto di chiusura occorre affrontare prima ben nove esibizioni. Con un poco di ritardo il festival si apre con l'esibizione dei thrashers milanesi HellStorm; il look della band è azzeccato ma una staticità onstage eccessiva ed i pezzi per la maggior parte sconosciuti al pubblico già presente ed alla lunga abbastanza banali e molto simili l'uno all'altro rendono il set quasi noioso, per un responso generale decisamente poco caloroso da parte dei metalheads già arrivati. Rapido cambio di palco (molto apprezzabile, lungo tutto l'arco dell'evento, la rapidità dei tecnici tra un set e l'altro.) ed è la volta dei Methedras, autori di un death metal molto buono, che sembra piacere abbastanza ai comunque ancora scarsi presenti. Si, piacere abbastanza, ma non troppo, perchè, comunque, a parte qualche fan ben disposto, pochi si sbilanciano eccessivamente nei loro confronti, ed un applauso forse più di circostanza che sentito è tutto ciò che i Methedras riescono a portare a casa. Un giro tra gli stands presenti ed è già ora di tornare sotto il palco per l'esibizione di una delle mie bands preferite di questa giornata, gli Holy Martyr. Pur essendo gli unici nel bill a sganciarsi un poco dal genere estremo dominante oggi (il singer Alex Mereu lo fa apertamente notare in una pausa tra i brani), il combo sardo riesce a farsi notare per la bellezza e l'epicità dei pezzi, pescati da tutti e tre gli albums al loro attivo, durante i 40 minuti della loro esibizione. Un bel set, potente e ben suonato, reso simpatico dalla quasi timidezza con la quale il cantante, quasi impacciato ed evidentemente più avvezzo a sfoderare grinta nel cantato che non nel parlato, si rivolge al pubblico tra una canzone e l'altra. Band promossa dal vivo come su disco. La definizione di band culto bene si adatta ai piemontesi Mortuary Drape, che escono davanti ad un pubblico decisamente aumentato come numero. Il palco, addobbato a sorta di funerale, ed il look della band, con tuniche rituali e facepainting, ben accompagna il black metal di questo gruppo, che sfodera una buona prestazione, apprezzata apertamente dai presenti. Nove brani per loro, intenzionati a suonare di più ed a parlare di meno, come fa notare il cantante Wildness Perversion, per un set molto coinvolgente che personalmente, come la maggior parte del pubblico, ho apprezzato molto. Come definire l'esibizione dei Detestor? Una sola parola: superflua. Si, perchè durante lo show dei genovesi il Live si è praticamente svuotato (la possibilità di entrare ed uscire a piacimento dal locale, tramite braccialetto, ha letteralmente salvato la vita ed il portafoglio a molti), e sotto il palco sono rimaste poche decine di persone, per di più scarsamente interessate al sound moderno della band. Nessuno ha avuto neppure nulla da ridire ad un ragazzotto che ha continuato, per buona parte del set, al grido “Vogliamo Death metal!” ad insultare a gran voce la band, ed a fine concerto davvero pochi sono stati gli applausi per Niki, Jaiko e compagni. Tra i veri vincitori del festival possiamo tranquillamente elencare gli Schizo; i catanesi, che rapidamente hanno radunato sotto il palco tutto il pubblico disperso dai Detestor, sono stati autori di una prova maiuscola, con il carismatico singer Nicola Accurso, che sale onstage mascherato con un passamontagna, su tutti. La maggior parte dei brani nella scaletta viene dagli storici 'Main Frame Collapse' e 'Project One', ma poco si sente la differenza quando vengono eseguiti pezzi più recenti come "Electric Shock" e "Ward Of Genocide". Acclamati a gran voce, gli Schizo sono autori di un concerto energico ed esplosivo, e quando arrivano alla conclusione con "Main Frame Collapse", ricevendo grandi e calorosi applausi, lasciano il palco da trionfatori. Con l'arrivo sul palco degli americani Master il pubblico si incendia, ed il primo vero pogo di giornata è grazie a loro. Potenti, precisi, ma purtroppo un tantino troppo statici, Paul Speckmann e compari hanno regalato una buona prestazione, con pezzi presi da tutta la loro ventennale carriera. Spettatori entusiasti per il trio che ha elettrizzato tutto il locale durante i 40 minuti di durata dello show. Uno Speckmann davvero carismatico ha gestito al meglio il concerto per quello che a conti fatti rimane uno degli highlight di giornata. Mentre fuori si scatena il diluvio, è l'ora che un monumento del black metal italiano salga sulle assi del Live; è giunta l'ora degli storici Necromass, toscani elevati a band di culto da molti dei presenti e che da tempo non si vedevano dal vivo. Buona l'esibizione per loro, nonostante una staticità complessiva che un poco annoia, rotta ogni tanto solamente dal cantante Ain Soph Aour. Certo, c'è da chiedersi se una esibizione del genere, posta tra Master ed Onslaught, fosse l'ideale, visto che il black atmosferico dei fiorentini smorza un tantino gli istinti bellicosi dei presenti, ma la bontà della musica proposta è indiscutibile. Bentornati Necromass! Vice headliners di serata, gli inglesi Onslaught dal vivo pestano davvero come fabbri, e, complice un addetto al banco mixer cosciente del proprio compito, il concerto della band ha fatto davvero fuoco e fiamme. Un Sy Keeler divertito e divertente, che non ha perso per un secondo il sorriso, ha condotto la propria band lungo uno show energico, potente e gradevole. I brani in scaletta, scelti per la maggior parte degli albums più amati dai fans, 'The Force' e 'Power From Hell', si sono ben amalgamati con qualche nuova produzione, per un risultato davvero ottimo. Sinceramente il set durante il quale mi sono divertito maggiormente in tutta la giornata. Finalmente, dopo una mezzora di ritardo sul programma ed a locale ormai pieno, arriva il momento dei Coroner, e l'accoglienza che il pubblico del live regala alla band, che sale sul palco sulle note di "Golden Cashmere Sleeper", ha quasi dello spropositato, tanto che anche gli svizzeri sembrano stupiti da tanto amore da parte dei fans. Perfetta è la resa sonora del Live, ad accompagnare la band nello snocciolare di tutti i propri hits, ed uno dopo l'altro vengono eseguiti pezzi di storia del calibro di "Masked Jackal", "Metamorphosis" o "Divine Step". C'è anche il tempo per la cover di "Der Mussolini", con siparietto contro il nostro presidente del consiglio annesso. "Grin" chiude prima dei bis. Ottimo Ron Royce al basso e voce, così come Marquis Marky alla batteria, ma è Tommy che stasera è in giornata di grazia, e la cover di "Purple Haze" come tributo all'anniversario della morte di Jimi Hendrix, non fa che dimostrarlo. "Reborn Through Hate" chiude un bel concerto che lascia tutti soddisfatti. Che dire per tirare le somme di questa giornata? Ottima la scelta del Live, capiente e moderno, locale che con la chiusura del Rolling Stone e del Madza Palace sta finalmente ottenendo l'importanza che merita, ed ottimo il bill proposto (l'unica macchia nera alla fine sono stati i Detestor), per un concerto che ha fatto davvero felici i fans. Bene così.

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