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MOTOROCK AS FIREFEST 2008 - DAY IV

Dopo un sabato particolarmente positivo, in cui anche la pioggia ha deciso di ritirarsi nonostante qualche breve comparsa, è il momento della giornata clou del 1° Motorock As Firefest, quella contraddistinta dalla presenza di alcuni tra i più interessanti e storici nomi della scena heavy tricolore. L'apertura domenicale è affidata al robusto incedere heavy dei Tyrant, combo nostrano di decennale esperienza che si dimostra in palla e voglioso di fare la sua bella figura. Un'esibizione alla fin fine più che piacevole, che fa da buon antipasto all'ingresso on-stage degli Aeternal Seprium, ancora una volta efficaci al punto giusto nel cogliere il succo di un buon impatto live: oramai una vera e propria garazia, da supportare a dovere nel prossimo futuro. Sull'onda dell'energia sprigionata dal combo lombardo i Dustineyes irrompono più motivati che mai nel contesto domenicale del Motorock As Firefest: la loro prestazione è ancora una volta ruvida e graffiante al punto giusto, ben diluita nella proposizione dei brani del loro imminente album di debutto. Una band da tenere d'occhio, anche in relazione al loro particolare mix sonoro tra sleaze, accelerazioni heavy e divagazioni street. [Zorro11] Il nostro arrivo in quel di Gornate Olona sancisce il termine di un acquazzone che non prometteva niente di buono. Giusto il tempo per liberare il palco da teli e teloni ed il concerto può finalmente riprendere con i Tarchon Fist, band bolognese del rooster My Graveyard Productions nata dallo split del chitarrista Luciano Tattini con i "suoi" Rain. Neanche a farlo apposta Tarchon è il re della pioggia, e sembra proprio concedersi un attimo di pausa per godersi il brano di apertura "Eyes Of Wolf". Tutto funziona a dovere, con la voce di JJ Sange a tenere banco sulle sonorità NWOBHM della band. Con l'arrivo del secondo brano però Tarchon rifila il suo pugno, il suo "fist", alla band (scusate il gioco di parole). Sange perde tutto d'un tratto la voce e quando è costretto ad abbandonare il palco è proprio Tattini ad occuparsi delle linee vocali con il suo timbro "casereccio" ma più che onesto. Si continua tra la sorpresa generale dei presenti con un branoi come "Metal Detector" . Contro ogni pronostico Sange ricompare sul palco con un solenne "Non so che cazzo sia successo, ma riproviamoci" che genera l'entusiasmo del pubblico. Il buon vocalist ricomincia di gran carriera con "It's My World" e pare completamente rinato, con una prestazione che gli fa onore e che porta a degna conclusione il mini-set dei promettenti Tarchon Fist. Dopo un veloce cambio di palco tocca ai Vitreo, band che a Gornate Olona è di casa e che propone un Crossover decisamente fuori contesto con il resto della giornata. Nonostante il loro tasso alcolico sembri decisamente sopra le righe il trio imbastisce un buon concerto, proponendo un sound che però paga un po' troppo dazio a band come System Of A Down e Faith No More. Nonostante la pioggerellina, che si farà sentire da qua alla fine dei giochi, sono proprio i dialoghi tra il chitarrista e il bassista a far scadere la loro prova nello stucchevole con quest'ultimo che chiama a gran voce i metallari presenti a far casino sotto il palco ma questi se ne rimangono per conto loro. Probabilmente un atteggiamento più contenuto da parte dei tre avrebbe fornito al loro set un impatto migliore sulla giornata dedicata a sonorità di altro tipo. La polenta e ul vin ross a fan ben ai oss. Ritornano i baluardi del "metàl pesant in dialèt milanès", gli Ul Mik's Longobardeath. La band viene accolta da un notevole bagno di folla (infatti piove) e, nonostante questo idioma per noi forestieri sia incomprensibile la resa della loro risulta incredibilmente divertente e ben riuscita. E' come sempre Ul Mik a tenere banco, con tanto di maglietta con lo stemma del comune di Busto Arsizio, e a presentare i brani proposti in puro dialetto milanese. Si passa così a pezzi come "La Elsa Strapazzuna", "Ul Fradel De L'Amis Del Cugnaa" alla mitica "Il Barone Fanfulla Da Lodi". I nostri sfoderano l'atteso "Ass De picch" con una guest star d'eccezione, dietro alle pelli infatti al posto del buon Giurgin si siede Francesco Jovino (UDO, Edge Of Forever) e le sue mazzate scandiscono il tempo di questa infuocata cover. A chiudere il set, come giusto che sia, ci pensa l'inno "Polenta Violenta" che scatena per l'ennesima volta l'entusiasmo generale dei presenti. Rilanciati dopo anni di silenzio dall'ultimo album 'The Steel Is Back' salgono sul palco del MotoRock AS Firefest i Crying Steel. Ed è proprio l'opener di questo disco, "Kill Them All", ad aprire le danze con il pubblico che, purtroppo, mantiene un atteggiamento un po' distaccato che non rende onore alla grande prestazione dei cinque emiliani che, con grande professionalità, non fanno una piega e rifilano un pezzo dietro l'altro tra classici come "Thundergods" e pezzi nuovi come "Raptor" e "Next Time Don't Lie". A chiudere il set, e a rianimare un po' i presenti, è la cover dei Judas Priest "You Have Got Another Thing Coming" con la quale il pubblico si fa sentire e finalmente partecipa allo show di un'ottima realtà del panorama Heavy italiano. Dopo aver fatto fuoco e fiamme con il nuovo album 'The Serial Healer' arrivano dal Trentino gli Skanners, ed i cinque sono pronti a mettere a ferro e fuoco lo stage del Firefest. Trainati da un Claudio Pisoni come sempre incontenibile e vero mattatore della scena i nostri si presentano con un grande classico come "TV Shock", direttamente da 'Dirty Armada', per poi passare in rassegna qualche nuovo estratto dal nuovo album come le ottime "Welcome To Hell" e la titletrack "The Serial Healer". Da 'Flagellum Dei' viene proposta l'ottima "Time Of War", con Pisoni in mostra assieme a quel "Pezzo marcio dell'Heavy metal italiano" di Fabio Tenca. Non può mancare anche la classica "Rock City" prima di lasciare spazio alla conclusiva "Soul Finder", irresistibile brano d'apertura dell'ultimo disco che conclude a meraviglia la prova degli Skanners. Un combo Heavy Metal tra i più clamorosi e travolgenti del suolo italico, anche se per due quinti parla tedesco. Wunderbar! [Coldnightwind] Infine a chiudere le danze arrivano i Dark Quarterer, storica combo di Piombino nota per l'invenzione del cosiddetto Epic Prog. Con il quinto disco in uscita per la MyGraveyard Production, Nepi e soci hanno il loro bel daffare a scegliere i pezzi da inserire in scaletta (pur da headliner, considerata la durata media dei brani proposti i Dark Quarterer non si caratterizzano certo come una band da setlist composte da numerosissimi brani). La partecipazione del pubblico è a livelli non estremi ma comunque soddisfacenti, a maggior ragione se si consideri la particolarità della proposta musicale: personalmente temevo una ben maggior freddezza, quindi nulla da dire. La scelta dei pezzi pesca un po' da tutti i trentaquattro anni di attività della band (ventuno, in raltà, come compositori), creando un amalgama sonoro tra l'onirico ed il travolgente; ottima la proposta degli estratti dal nuovo 'Symbols', che mostrano come la faccia live della band sia inossidabile. La soddisfazione è tanta, quando si vedono bands di questa portata: alla fine dei giochi, la chiusura del festival si è dimostrata decisamente all'altezza, e l'unico rimpianto è che non ci sia stata molta più gente. Il rimpianto è per loro, che a differenza dei comunque numerosi presenti non sanno cosa si sono persi. [Nyarlatothep]

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