EVOLUTION - DAY ONE
[KORPIKLAANI] Dalla Finlandia con furore, i Korpiklaani calcano il palco dell’Evolution tra l’entusiasmo generale, alfieri di un Folk goliardico ed alcolico, per una setlist da (purtroppo) soli tre quarti d’ora, ma decisamente intensi. Fa un caldo a dir poco micidiale, eppure i sei sono scatenati, e presentano una serie di ormai “classici”, con una risposta di tutto rispetto (pogo, cori, balli) dal modesto pubblico presente: la carenza di pubblico si farà sentire per l’intera giornata, ma non si può dire che fosse del tutto imprevista. Se infatti da un lato il prezzo dell’ingresso non è certo proibitivo, dall’altro siamo in piena “stagione festival” ed in una giornata lavorativa: troppi concerti interessanti, e troppo vicini tra loro, non potevano certo far presagire una massiccia richiesta di ferie per presenziare di venerdì all’Idroscalo. Peccato. Peccato anche perchè, considerato come hanno suonato i Korpiklaani e come i presenti hanno risposto, un po’ di gente in più avrebbe certamente reso la giornata memorabile; ad ogni modo, chi è riuscito ad esserci si sta godendo un concertone. Ottimo il finale, affidato ad una richiesta ed acclamata “Beer Beer” sulle cui note Jonne innaffia di birra le prime file. Poco il tempo concesso loro, ma i Korpiklaani hanno saputo giocarselo bene, con un’esibizione potente e convincente. Alla prossima! [Nyarlatothep] [EVERGREY] Devo ammetere che fa un certo effetto vedere un omone come Jari Kainulainen esibirsi con un gruppo diverso dagli Stratovarius, nonostante sia passato qualche anno dallo split con la band di Tolkki mi riesce ancora difficile immaginarlo in un contesto diverso. Adesso si mette lì al servizio della band, senza strafare, capitanato da un cantante "stratosferico" come Tom Englund che, nonostante le pochissime ore di sonno, diffonde lezioni di grande classe. A farla da padrone nella loro setlist sono i brani di 'Monday Morning Apocalipse', e questa scelta contribuirà nel rendere piuttosto evanascente il loro show. La situazione cambia quando si guarda più indietro nella discografia degli svedesi, con un brano al fulmicotone come "Blinded" o con le splendide "Recreation Day", "A Touch Of Blessing" e "The Masterplan". Il tutto consumato con un certo mestiere e con classe, anche quando Tom cerca maggior supporto dal pubblico seduto lontano dal palco generando applausi ("Forse siete venuti al concerto sbagliato, o forse siamo la band sbagliata! Scusate!"). Il tutto scivola via, lasciandoci speranzosi in vista del nuovo album 'Torn' in uscita questo Settembre anche se, dopo averci fatto sentire il singolo "Fail", non è che ci sia venuta propriamente la pelle d'oca... [ColdNightWind] [DARK TRANQUILLITY] Gli show dei Dark Tranquillity riscuotono sempre un notevole successo, quanto meno qui in Italia, ed anche questa volta non fa eccezione: appena Stanne e compagni appaiono sul palco, il pubblico presente inizia a dare in escandescenze, partecipando con calore ad uno spettacolo che, se poco di imprevedibile porta in scaletta, coinvolge comunque oltre le più rosee previsioni. La setlist pesca prevalentemente dagli ultimi tre album, a ribadire come il corso scelto dalla band sia in equilibrio tra potenza e melodia: poche le “sfuriate” (certo non manca l’onnipresente “Punish My Heaven”, ma per il resto si viaggia prevalentemente sullo stile di “Terminus”), ed a fargli da controcanto spuntano perle di melodicità come la splendida “Lethe”. Stanne corre avanti e indietro per il palco, saltando ed incitando il pubblico; questo, da parte sua, risponde con tutto l’entusiasmo di cui è capace, cantando a squarciagola e compensando con il volume delle proprie voci la scarsa numerosità. A livello aneddotico, vale la pena sottolineare come la prestazione della band non abbia in alcun modo risentito delle condizioni di Stanne, che per motivi non noti (il sole impietoso?) ha un problema di epistassi e passa i primi pezzi a tamponarsi il sangue che perde dal naso mentre canta. Altra nota importante, il biondo Mikael tira la “bomba”: a fine ottobre i Dark Tranquillity saranno in Italia per uno show durante il quale presenteranno pezzi “rari” o addirittura mai suonati dal vivo, e che verrà ripreso per essere pubblicato in DVD. A questo punto i fans sono avvisati: ci si vede il 31 ottobre! [Nyarlatothep] [SONATA ARCTICA] Nonostante non ci sia il pubblico delle grandi occasioni sotto al palco per lo show dei Sonata Arctica sia annida un buon numero di persone. I cinque finlandesi quindi "funzionano", anche senza quel mostro di chitarrista di Jani Liimatainen al seguito. Rispetto alla data di questo inverno la nuova recluta Elias Viljanen dà un impressione migliore di sè, anche se certe "variazioni" qua e là durante gli assoli ai fans più affezzionati della band non andranno mai giù. E da qualche tempo che seguo la band dal vivo e nonostante stia cominciando a notare una certa ripetività nei loro show devo constatare ancora una volta come la qualità d'esecuzione sia sempre d'alto livello. Con tutti i grandi ed immancabili classici presenti per l'occasione, tipo "Full Moon" e "Black Sheep" tanto per citarne due, il gioco è bello che fatto. Passi poi la scelta di eseguire qualche brano in più del solito dal controverso 'Unia', come "Caleb" e "It Won't Fade", l'importante è dedicarsi al solito gran finale con le immancabili "Don't Say A Word", "The Cage" e la pluriosannata "Vodka Song" per mettere tutti d'accordo. Quest'inverno saranno ancora in Italia, verrebbe da chiedersi se hanno intenzione di preparare qualcosa di nuovo... [ColdNightWind] [CAVALERA CONSPIRACY] Dodici anni. Dodici anni di attesa, di speranze, di false illusioni, di ciniche rinunce... chi ci credeva ancora? Praticamente nessuno. Eppure, dopo dodici anni di carriere separate, eccoli lì: sul palco ci sono i fretelli Cavalera. I fratelli Sepultura di nuovo insieme, simboli viventi di un’era andata smarrita, fatta di cattiveria sonora, di violenza pura, di adrenalina talmente concreta da essere quasi solida. Max e Igor tornano, e tornano alla grande. Uno show che non lascia dubbi sulle loro condizioni di salute come musicisti: questi, come si suol dire, spaccano di brutto. In tournèe per la promozione del loro album “Inflikted”, i fratelli Cavalera propongono una setlist che, come ci si aspettava (ed augurava) è praticamente un best of dei Sepultura: a brani tratti dal nuovo lavoro (“Inflikted”, “Terrorize”, “The Doom Of All Fires” ed altri) si affiancano brani storici come “Territory”, “Troops Of Doom”, “Arise” ed altre ancora. Il pubblico è in delirio, la follia imperversa tra pogo, body surf ed headbanging, ed il diabolico Max lo incita sempre di più, sempre oltre, fino ad aver bisogno di rinforzare le transenne prima che cedano. Max ha studiato l’italiano: due bestemmie ripetute all’infinito sono il suo “tributo” alla nostra lingua; il pubblico, dal canto suo, incassa e si impegna ancora di più nell’autodistruzione. Curioso l’effetto che possono fare due bestemmie... Lo spettacolo comunque prosegue, e fa la sua comparsa il piccolo Igor Jr, che suona (distrugge) le pelli su “Troops Of Doom”: zio Max è decisamente soddisfatto, mentre i fan sono decisamente sconcertati dalle capacità di questo ragazzino. La chiusura è affidata ad una classicissima “Roots Bloody Roots”, che scatena definitivamente la carica adrenalinica residua del pubblico, in un crescendo di cattiveria e velocità da disorientare l’ascoltatore. Nessun commento di insoddisfazione, nessuno che alla fine non fosse entusiasta: i fratelli Sepultura (lo so, non si dovrebbe chiamarli così, ma che cavolo, diciamo le cose come stanno...) sono tornati. Saranno di qualche anno più vecchi, magari meno puliti nel suonare, ma la carica e l’energia sono ancora le stesse. I fratelli Cavalera sono tornati! [Nyarlatothep]
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