AGGLUTINATION FESTIVAL 2008
Eventi metal di grossa portata stanno diventando sempre meno rari a Sud, da quando alcuni (temerari) organizzatori hanno deciso di cessare con questo vergognoso isolamento, ma i risultati non sono sempre stati confortanti, in particolare in termini di partecipazione di pubblico. Per fortuna, però, la storia non deve necessariamente ripetersi, e quello che vi stiamo per raccontare è un evento riuscito sotto molti punti di vista. Quattordici edizioni: il metal festival più importante del Sud ha raggiunto questo invidiabile traguardo, e il bill di questa edizione è di tutto rispetto: Dismember e Dark Tranquillity, ossia il passato e il presente della scena swedeath a confronto. Poi le melodie di Domine, Vision Divine, Dgm e le cover della Metal Gang. Purtroppo una serie di problemi legati alla trasferta (coadiuvati anche dalla scarsità di segnaletica e infrastrutture nella zona) hanno fatto in modo che arrivassi in tempo per godermi gli ultimi brani della Metal Gang, tanto quanto basta per apprezzare le capacità e l’attitudine della simpatica jam, della quale non posso non segnalare la perfetta e granitica esecuzione di "Walk" dei Pantera, con un ottimo Trevor (Sadist) dietro il microfono. DOMINE E’il turno degli heavy metallers toscani, guidati dal carismatico Morby. Non posso certamente ritenermi un fan della band, ma non nascondo una certa curiosità di vederli in azione. Sotto il palco non ci saranno più di duecento persone tutti gli altri sono in giro per stand e birre) quando l’acuto spaccatimpani di "Thunderstorm" dà l’avvio alla performance dei Domine, che alle tastiere schierano un nuovo elemento. Morby è a dir poco perfetto, coinvolgente, preciso mentre il resto del gruppo, pur se promosso, qualche stecca l’ha fatta sentire. In particolare mi ha colpito il suono della chitarra di Paoli, più da progressive settantiano che da metal, che non sempre si è rivelato una scelta tanto azzeccata. La performance prosegue liscia, e nonostante i fan della band siano numerosi, bisogna ammettere che il pubblico non ha mostrato grandi entusiasmi per Morby e company, che hanno anche proposto la lunga "Aquilonia Suite". Chiusura affidata a "Defenders", con un Morby sopra le righe che continua a dare fiato alle sue potentissime e coriacee corde vocali. Peccato che nell’insieme i Domine siano stati noiosetti, per quanto capaci. Onestamente, mi aspettavo di meglio. La setlist: 01. Thunderstorm 02. The Messenger 03. On The Wings Of The Firebird 04. The Aquilonia Suite 05. Icarus Ascending 06. The Hurricane Master 07. Dragonlord 08. Defenders DISMEMBER Poche decine di minuti per il cambio di palco, quando è la volta degli alfieri dello swedeath old school: i Dismember! Era da tempo che desideravo vedere la band dal vivo, e devo dire che tutte le aspettative personali sono state ampiamente superate. Quello offerto al pubblico di S.Arcangelo è stato uno show eccezionale, sotto ogni punto di vista. Penso sia ben risaputo che Karki e compagnia siano una vera forza della natura sul palco, una specie di uragano che arriva e distrugge tutto, o meglio, una "massive killing machine", per citare loro stessi medesimi, ma ribadirlo non fa mai male. Una volta sul palco, l’axe-man David Blomqvist ha subito ribadito di essere uno della vecchia scuola, esponendo sugli amplificatori bandiere di Motorhead, Judas Priest e Iron Maiden. Non ci vuole molto perché l’opener "Death Conquers Al", tratta dall’ultimo, omonimo, album, faccia ben comprendere a tutti che nonostante la lunga carriera, i nostri sono più potenti, dinamici e in forma che mai. Subito dopo la mazzata iniziale, che ha immediatamente acceso gli entusiasmi del pubblico, tocca alla celeberrima "Pieces" prendere a ceffoni i metallers di S.Arcangelo, che intanto hanno scatenato un mosh mostruoso. Il rapporto che la band ha col pubblico è davvero caloroso, e lo testimonia il momento in cui uno dei baldi metallarozzi sotto il palco ha lanciato una bandiera svedese a Matti, che ovviamente se l’è messa sulle spalle. Senza parlare di quando hanno interrotto "Dreaming In Red", per spronare la gente ad agitarsi ulteriormente sotto il palco, con uno scatenatissimo Matti che gridava "what the fuck is this? C’mon, you can do better!". C’è davvero pochissimo da aggiungere, se non che quella degli svedesi è stata una performance esplosiva. Da vedere, senza se e senza ma. La setlist: 01. Death Conquers All 02. Pieces 03. Stillborn Ways 04. And So Is Life 05. On Frozen Field 06. Tide Of Blood 07. Dreaming In Red 08. Bred For War 09. Forged With Hate 10. Hills Have Eyes 11. Skinfather 12. Under A Bloodred Sky 13. Override For The Overture VISION DIVINE Finito il massacro svedese, arriva la solita pausa tra una band e l’altra e tutti si preparano alla melodia, con una delle band più attese dell’evento. Attese perché dopo il forfait di Michele Luppi e il re-arruolamento di Fabio Lione la curiosità non è poca. Personalmente avevo già avuto modo di vedere la band dal vivo, e nonostante non rientrasse affatto nei miei ascolti, mi aveva colpito positivamente. Stavolta, purtroppo, non posso proprio dire lo stesso. Per quanto Lione sia tecnicamente esperto, per quanto conosca perfettamente il sound dei Vision Divine, avendoci militato in passato, c’è poco da fare: è Luppi la voce della band. In ogni caso, si crea una piccola folla sotto il palco quando i power-metallers sono sul palco (per dovere di cronaca, riferiamo che molti spettatori sono in giro per l’area concerto, disertando lo show della band), dando avvio alla loro performance, che dalle prime battute subito si capisce come sarebbe stata: precisa, pulita ma freddina. Eh si, perché i nostri sul palco sbagliano poco o nulla (registriamo una leggera stecca di Lione) ma c’è poco da fare, manca proprio il rapporto col pubblico. E per quanto il frontman dei Rhapsody Of Fire ce la metta tutta, arrivando a improvvisare un duetto canoro col pubblico, alla Freddie Mercury. La scaletta, iniziata con "Secret Of Life", prosegue con le varie "Colours Of My World", "Vision Divine", "A Perfect Suicide" e "First Day of a Never-Ending Day". La band è inappuntabile, e, ovviamente, la resa di brani, pur essendo tecnicamente inattaccabile, è certamente diversa da come sarebbe stata con un certo frontman toscano. Pertanto, tranne che una certa freddezza sul palco, non c’è quasi nulla da rimproverare a Lione ma, piaccia o no, questo è il suo modo di interpretare i brani dei Vision Divine. Dopotutto, personalmente considero immaturo, da parte degli ascoltatori, pretendere che quando un membro di una band lascia sia subito sostituito da un suo "clone". Giudizio finale: buona band, tecnicamente inappuntabile, anche se un po’ freddina, ma la performance è stata un po’ noiosetta nel suo insieme. La setlist: 01. Secret Of Life 02. Colours Of My World 03. Vision Divine 04. A Perfect Suicide 05. First Day of a Never-Ending Day 06. New Eden 07. Versions Of The Same 08. God Is Dead 10. Send Me An Angel DARK TRANQUILLITY Il momento che tutti attendevano è arrivato: dopo che gli alfieri della vecchia scuola avevano fatto piazza pulita, tocca a quella che è, con ogni probabilità, la più autorevole tra le band della nuova ondata Gothemburg: i Dark Tranquillity. Personalmente non ho mai apprezzato i lavori di Stanne e compagnia, ma mi sono dovuto, con estremo piacere, ricredere sulla band, quantomeno sulla dimensione live. Tutto il pubblico si è riversato sotto il palco, creando una folla gigantesca, eccitatissima e tutta riversata nel pogo. Poi sono apparsi loro, guidati da un Michael Stanne in elegante camicia nera che faceva un po’ a pugni con l’enorme cintura metallica che riportava la scritta Rush. Ma a parte questi insignificanti dettagli, il biondo e riccioluto cantante svedese, insieme ai suoi compagni hanno immediatamente fatto capire di che pasta erano fatti, aprendo l’esibizione con la potente "Terminus", brano estratto direttamente dall’ultimo lavoro, 'Fiction'. Non ci vuole molto perché si formi il mosh-pit all’interno della folla, compatta nell’urlare a squarciagola i brani dei Dark Tranquillity. Si vedono anche striscioni con il logo della band e di nuovo le bandiere svedesi. E intanto l’istrionico Stanne continua il suo show sul palco di S.Arcangelo, dimostrandosi oltre che un vocalist più che dotato (e il clean di "Therein" alternato al growl ne è piena testimonianza) tecnicamente, senza parlare della grande presenza scenica e del rapporto diretto col pubblico, col quale avrà diversi “incontri ravvicinati” nel corso della performance. E intanto i brani si susseguono tra l’acclamazione generale, presi da quasi tutti gli album della band. Una sorta di greatest hits live, quindi. Ed è inutile dire che S.Arcangelo è letteralmente esplosa durante l’encore, quando la band ha chiuso la sua infuocata esibizione con "Final Reistence". Dopo l'aggressività, l'attitudine e i suoni grezzi della vecchia scuola Gothmburghiana ben rappresentata dai Dismember, anche il "nuovo corso" della scena ha ben dimostrato di poteri dire la sua. Davvero non credevo che i Dark Tranquillity potessero sfoderare un simile show, dove presenza scenica, melodia, violenza e capacità tecnica si fondono in unico amalgama, anzi in un’unica band. Da vedere, senza scherzi. La setlist: 01. Terminus 02. The Lesser Faith 03. The Treason Wall 04. The Wonders At Your Feet 05. Lost To Apathy 06. Hedon 07. Inside The Particle Storm 08. The Endless Feed 09. Focus Shift 10. Icipher 11. Myserys Crown 12. Punish My Heaven 13. Damage Done 14. Therein Encore: 1. Lethe 2. My Negation 3. Final Resistance Un evento riuscitissimo, con una grande partecipazione da parte del pubblico, in netta controtendenza, purtroppo, agli eventi che solitamente hanno luogo a Sud. Tutto ciò lascia ben sperare: organizzatori, osate. Pubblico, affolla i concerti. P.S. Ringraziamenti e saluti a Valeria "§tarChild" di Metallized e Franco "Master444" di Benzoworld. You rock!
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