JOE BONAMASSA

Un New Age festoso e già ricco di una programmazione succulenta (e non poteva essere altrimenti, con la Rettore il giorno dopo e i Funeral For A Friend il sabato) accoglie con calore il giovane bluesman Joe Bonamassa, che negli ultimi anni si è fatto una nomea di tutto rispetto, apparendo anche come insegnante su riviste prestigiose come Guitar World. A scaldare il palco e l'audience ci ha pensato la PAOLO LIPPI BLUES BAND, che in realtà ho potuto vedere per una decina scarsa di minuti causa mio arrivo tardivo al locale. Non so granchè dell'ensemble, ma mi è parso che il quintetto abbia coinvolto bene il pubblico con una proposta blues 'da osteria' (in senso positivo), sentita e passionale. L'ingresso sul palco del simpatico JOE BONAMASSA provoca un'ovazione generale, e Joe, con occhiali da sole di ordinanza, capelli tirati indietro e camicia bianca, non si tira indietro. Accompagnato da una band con le palle (dalla regia mi hanno suggerito che si trattava di gente che ha avuto a che fare con nomi estremamente grossi), Bonamassa dà il via con un set a dir poco heavy (quasi nu metal! Per quanto assurda possa sembrare), per poi diluire le energie e trasformare il concerto in un più canonico blues show, ricco di alti e bassi elettrici ed acustici. Tanti i brani da Sloe Gin (tra cui la title track, che credo abbia convinto molti a recarsi al bar per un giro di alcohol), ma non viene trascurata la carriera iniziale, con dischi come Blues Deluxe e A New Day Yesterday ben rappresentati, come non mancano le tipiche scorribande sulla chitarra acustica, martoriata in modo sublime. Quasi due ore di concerto, forse troppe; se ci si fosse fermati un quarto d'ora prima, sarebbe stata una serata da incorniciare. Ma lo perdoniamo, tutto sommato, perchè come si fa a non provare simpatia per uno che suona blues con la grinta di un metallaro e l'espressione di qualcuno che sta masticando un chewing gum di cemento?