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GRAVE DIGGER

Gran serata all'Alcatraz di Milano, con una bill che ha del particolare: i Grave Digger, nome storico dell'Heavy teutonico, affiancati dai sinfonici Therion e dai Power/Heavy Sabaton. Come dire, ce n'è per tutti i gusti. Giunti al locale con largo anticipo, abbiamo scoperto che tanto largo non era: sul palco i Sabaton stavano già conducendo il loro show, fatto di sonorità potenti e linee melodiche ben definite. Una presenza scenica non entusiasmante, certo, ma alla band non si può negare una discreta capacità di gestire il palco. Poca gente mi aspettavo, e poca ne ho trovata: vuoi a causa dell'orario (inizio ore 18.30), vuoi per il fatto che i Sabaton non hanno ancora un gran pubblico, sotto il palco un esiguo gruppo di persone sta preparandosi alle altre band della serata. Aggirandomi tra il pubblico sento voci discordanti: chi ha un biglietto che riporta la dicitura "Therion + Grave Digger", chi il contrario; alla fine qualcuno sostiene che i Grave Digger saliranno sul palco prima dei Therion perchè questi ultimi sono in nove ed hanno bisogno di più tempo per organizzare le scenografie, ma che gli headliner della serata saranno comunque Chris e compagni. Non si è ben capito come siano andate le cose, fatto sta che i Grave Digger sono effettivamente il secondo dei tre gruppi a calcare le scene. Il pubblico è nel frattempo aumentato notevolmente, fatto questo che mi stupisce un poco, vista l'affluenza registrata alle ultime date dei becchini cui ho assistito. Comincio a scaldarmi, e sulle note di "Liberty Or Death", title track dell'ultimo album, mi lancio in mezzo al pogo fino a raggiungere la seconda fila, che difenderò con orgoglio fino alla fine della serata. I pezzi si susseguono in una scaletta particolare, che tralascia completamente la prima parte della storia del gruppo (eccezion fatta per l'immancabile "Heavy Metal Breakdown") per concentrarsi sui dischi usciti a partire da "Tunes Of War": "Excalibur", "Lionheart" (e qui il pogo si fa cattivo...), "Raven", "The Dark Of The Sun" sono solo alcuni dei titoli scelti per l'occasione. Alla fine risulteranno essere 17 canzoni in poco più di un'ora e mezza, una discreta tirata che entusiasma oltre ogni dire gli scatenati presenti in sala. C'è una cosa da dire sui fans dei Grave Digger: non saranno tantissimi (almeno rispetto ad altri gruppi loro "coetanei"), ma sono dei veri pazzi scatenati. Non stupisce affatto l'espressione divertita di Chris e Manni, che incitano il pubblico e lo spingono oltre ogni limite. La classe si vede, e questi tedesconi ne hanno da vendere. Purtroppo ogni cosa bella deve arrivare alla fine, e così è anche per il loro show. Un'ultima nota: durante lo spettacolo dei Therion, i Grave Digger si aggireranno tra il pubblico, fermandosi a chiacchierare, fare fotografie e firmare autografi a chiunque, e questo fino a quando, a luci ormai accese da tempo, la security farà uscire dal locale anche gli ultimi irreprensibili. Se questo non è amore per il pubblico, non so proprio cosa sia. Nyarlatothep Dopo una lunga attesa ecco ritornare in Italia gli svedesi che da più di vent'anni sono considerati gli inventori del Shymphonic Metal. Piccola nota: i Grave Digger, annunciati come headliner della serata, suonano prima dei Therion. Questo per ovvie ragioni di spazi: i Therion hanno, oltre alla scenografia (maestosa come sempre), la necessità di far trovare spazio a ben otto componenti! Passando al suonato, come si poteva immaginare la performance è incentrata su "Gothic Kabbalah", l'ultimo (capo)lavoro della band, con diversi brani ripresi dagli album "storici" ("Theli", "Vovin", "Deggial") e alcuni dai più recenti ("Lemuria" e "Sirius B"). Ottima la combinazione dei vocalist, 2 uomini e 2 donne, tra le quali spicca mister Snowy Shawn. Teatrale il giusto, ecceslo sotto il punto di vista vocale e da brivido nel parlato su "Schwarzalbenheim", mentre tra le canzoni esalta la nuova "Tuna": l'aria era elettrica e sicuramente è stata apprezzata, oltre che dal sottoscritto, da buona parte dei presenti! Capolavoro l'esecuzione di "Deggial", sicuramente una sorpresa, ed esaltante anche "To Mega Therion", ma d'altra parte i Therion oramai non li scopro certo io, sentirli suonare dal vivo è veramente uno spettacolo, quasi sempre anche per i non amanti del genere. Solo non capisco perchè, dato il poco tempo a disposizione, abbiano voluto fare "Thor The Powerhead" dei Manowar: è stata eseguita discretamente bene, è stata una bella sorpresa, ma perchè non proporre un ulteriore pezzo proprio? Concludendo, i Therion sono sempre più uno dei capisaldi del Shymphonic Metal, sempre molto spettacolari da vedere e belli da sentire. E' un peccato che il concerto sia durato poco più di un'ora e un quarto, ma sicuramente ci rifaremo alla prossima! P.S. dopo aver conosciuto di persona Petter Karlsson (batteria) e Christofer Johnsson (chitarra e tastiera) al banchetto dei CD, posso anche dire che sono molto simpatici e disponibili; mi dispiace solo non aver avuto tra le mani nulla da fargli autografare... TheBexXx

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