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FRONTIERS ROCK FEST - DAY II

Dopo il tripudio scatenatosi al termine della prima giornata della manifestazione, tocca ai newcomers Adrenaline Rush dare il via alle danze della seconda giornata del Festival. Purtroppo già dopo un paio di brani ci si rende prontamente conto di essere di fronte all'unica vera nota stonata dell'intero evento, complice una frontwoman (tale Tove Lo) tanto avvenente dal punto di vista estetico quanto poco credibile da quello vocale, a cui viene tristemente assegnano un loto di brani tutt'altro che memorabili nella loro anteprima assoluta anche per i vari amanti del glam/sleaze accorsi per l'occasione. Tristemente bocciati. Di ben altra pasta risulta la proposta portata sul palco dalla ex Vanilla Ninja Lenna Kuurma, la cui uscita discografica a nome Moon Land risulta schedulata per il rilascio discografico (ovviamente sotto Frontiers) nel prossimo mese di Ottobre. Al contrario della propria collega di etichetta Tove Lo, Lenna decide di presentarsi sul palco in abiti casual e occhiali di ordinanza, scegliendo di mettere giustamente in secondo piano la propria sensuale bellezza per dar spazio ad una voce pulita ed accomodante, perfetta per valorizzare al meglio i brani dal buon impatto melodico prodotti su disco dal nostro sempre più eccelso Alessandro Del Vecchio: missione live senza dubbio riuscita. Il vero salto di qualità arriva però con il tanto chiacchierato progetto L.R.S., monicker sotto cui si celano i tre mostri sacri La Verdi/Ramos/Shotton, riuniti ancora una volta con estrema professionalità dal già citato maestro Del Vecchio. Quello che ha stupito sin dalle prime battute è stata la sensazione di trovarsi di fronte non ad un classico studio project ma ad una band a tutti gli effetti, caratterizzata da una coesione esecutiva di primissimo livello e da singole performances degne dei migliori musicisti presenti oggi sul mercato. E se un Ramos ancora una volta incisivo e uno Shotton vera e propria macchina da guerra dietro alle pelli sono risultati i migliori comprimari possibili per un La Verdi in forma vocale smagliante, è nella meravigliosa visione di insieme generale che gli L.R.S. dimostrano di avere il proprio clamoroso punto di forza, sviluppatosi al meglio il tutta la propria lucentezza nella riproposizione di tre grandissimi classici a firma Von Groove / 21 Guns/ The Storm (quest'ultimo cantato con classe estrema dal già citato Del Vecchio). Esibizione semplicemente da incorniciare. Abbandonati i sentieri del patinato rock melodico ed indossati quello del rombante hard-rock scandinavo, tocca ai sempre spettacolari Eclipse lasciare la propria firma sulla grande kermesse tricolore del 2014, ancora una volta trascinati in maniera esemplare da un Erik Martensson in grandissimo spolvero. Impossibile trovare una qualsiasi critica all'esibizione della band svedese, capace di vincere a mani basse anche con i primi problemi tecnici della giornata, colpevoli di una certa confusione generale nei suoni restituiti alla platea. Pubblico in comunque evidente visibilio, sottoscritto incluso. Gli appena citati problemi tecnici si ampliano in tutta la loro fastidiosa noia all'interno della non eccelsa esibizione dei Red Dragon Cartel, complice un Jake E. Lee poco sul pezzo (forse un tantino alticcio?) e in conseguente forma strumentale tutt'altro che esaltante. A risollevare le sorti di una prova live destinata al peggio ci pensano però un Darren Smith discretamente in palla (il quale si dimostra centinaia di volte più a suo agio sui brani in questione nella versione live rispetto a quanto assaporato nel discutibile studio album), ed una setlist particolarmente intelligente, in cui non mancano cavalli di battaglia rispescati a piene mani dalle discografie a firma Ozzy/Badlands. Tutto sommato apprezzabili, anche se solo a tratti. Per gli amanti del monolitico hard 'n' heavy di matrice europea è arrivato il momenti di gioire, visto che tocca ai mostri sacri Pretty Maids fare il loro ingresso sul palco. Con una scaletta intelligentemente incentrata sui grandi brani storici senza però tralasciare i momenti più attuali di estrazione maggiormente melodica, gli heavy rockers danesi dimostrano di saper rendere da subito giustizia al proprio blasone, scaricando sulla folla del Live Club una vera e propria sferzata di potentissimi watt. Unica nota negativa la non impeccabile performance del vocalist Ronnie Atkins, chiaramente non al meglio in una serata per il resto assolutamente riuscita. E sempre al crocevia tra le storiche sonorirà rock e metal viene affidata la chiusura della seconda giornata in questione, conclusa tra il tripudio generale aizzato dalla salvifica opera musicale degli apostoli del rock internazionale: lor maestà Stryper! Quanto gustato in quel di Trezzo altro non è stato se non la conferma dell'entusiasmante prestazione già offerta nella data italica milanese di quattro anni prima, evento che rappresentò la prima calata tricolore di sempre da parte dei fratelli Sweet e dei loro compagni di avventura. C'è ben poco da dire su una formazione in possesso di una caratura chiaramente superiore, a partire dall'elevatissimo standard canoro di un Michael Sweet sempre esemplare, ed arrivando al solido drumming dell'altro detentore dell'omonimo cognome, a cui si affianca un Oz Fox tecnicamente ineccepibile non solo dal punto di vista chitarristico, ma anche da quello vocale. In sostanza, gli headliner perfetti per una paradisiaca chiusura di una giornata da sogno.

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