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FRONTIERS ROCK FEST - DAY III

Mi erano giunti pareri discordanti sui Crazy Lixx in passato, gli stessi che avevano dato vita a due fazioni composte da chi li aveva sempre bollati come anonimi glamster mestieranti, e chi invece ne aveva messo in luce la genuina grinta messa in campo puntualmente on stage: personalmente, dopo averne assaporato le doti live al Frontiers Festival, mi inserisco assolutamente nella seconda cerchia, e non solo. L'impressione datami dalla band scandinava è quella di chi sa cucire alla perfezione uno show a tutto tondo, adrenalinico al punto giusto e caratterizzato da un agguato sonoro di massimo rispetto, incluse le notevoli ed avvolgenti backing vocals di impatto. Assolutamente esaltanti. Attendevo invece al varco con grande interesse la prima esibizione in terra italica di Issa, vocalist norvegese accompagnata per l'occasione dalla formazione tutta tricolore già al suo fianco nell'incisione dell'ultimo studio album, al netto della sola (e brava) brava Anna Portalupi già ripartita nel day after agli Hardline per tornare alla corte di sua maestà Tarja. La sua è stata una delle note più liete del festival, caratterizzata da un'esemplare gestione dei registri vocali più alti, il tutto utile per mettere a tacere le malelingue che ne additavano il probabile utilizzo di strumenti quali autotune e amenità simili nelle proprie registrazioni in studio. Prova senza dubbio superata. Nutrivo stranamente poche speranze invece per il ritorno sul palco di Mr. Jeff Scott Soto dopo la deludente prova di due giorni prima nelle fila dei W.E.T., ma fortunatamente sono stato felice di essere smentito: dopo un inizio piuttosto titubante, infatti, il vocalist di origini portoricane si è ripreso alla grande scaldando i cuori dei tanti fans accorsi per l'occasione, il tutto grazie ad una setlist di accattivante brio melodico in cui non si è fatto mancare un acclamato medley a firma Talisman: davvero notevole. Per quanto riguarda invece John Waite, l'impressione finale è quella di aver avuto a che fare con una voce di una classe di un carisma assoluti, purtroppo poco valorizzati da una band di onesti mestieranti poco incisivi nell'offrire quel quid in più necessario di fronte ad un singer di tale blasone. La piacevole setlist proposta, incentrata tra brani del proprio corso solista ed un paio di clamorose chicche con sopra impresso il mitico marchio Bad English, ha avuto la sua unica pecca nella inutile riproposizione di una ben nota cover a firma Led Zeppelin, la quale ha stupidamente rubato tempo e spazio ad altro clamoroso materiale sempre proveniente dai due epocali studio album a firma Bad English. Concerto emozionante, ma con riserva. L'attesa a quel punto iniziava a crescere, visto l'avvicinarsi dell'appuntamento con gli indiscussi re del party rock internazionale: i Danger Dager. Una vera e propria festa in musica, con un'audience estasiata nell'accompagnare il cantato di ogni singolo brano proposto, il tutto impreziosito dalla goliardica fuga tra il pubblico del mattacchione Ted Poley, scugnizzo come pochi altri nel regalare situazioni inattese capaci di scatenare la gioia e l'entusiamo di tutti gli aficionados (e non) al seguito della band statunitense. Unica nota stonata i numerosi problemi tecnici che hanno afflitto il drummer Steve West, in perenne e continua lotta con basi pre-registrate e altri supporti elettronici del caso. Solo due nomi mancano al termine, e il primo dei due è un monicker divenuto storia all'interno del griffato circuito rock mondiale: signore e signori, a voi gli Winger! Una esibizione di grande caratura, caratterizzata da un livello tecnico difficilmente raggiungibile per molti degli altri artisti presenti, ma allo stesso tempo anche un piccolo mattone da digerire, complici un sound eccessivamente saturo dal punto di vista chitarristico, in particolare quando legato ai brani dell'ultimo corso della band, eccessivamente heavy e non facilmente fruibili per molti dei fans di vecchia data. Certo è che di fronte a tanta esperienza risulta praticamente impossibile non rimanere ammaliati, in particolare quando a farla da padrone sono i grandissimi singoli spezza charts dei gloriosi primi novanta. L'ora inizia a farsi tarda, e manca un solo grande nome prima della chiusura di tale clamoroso evento: gli storici Night Ranger. Non userò molti giri di parole per sostenere di aver assistito allo show di una delle stelle assolute della manifestazione, un gruppo di artisti nel senso più puro del termine, perfetti per coinvolgere ogni singolo elemento del pubblico dal primo all'ultimo secondo della loro ammaliante esibizione. Suoni perfetti, esecuzioni sopraffine ma mai fini a sé stesse, un gusto melodico di livello eccelso e un'alchimia di insieme di grado assolutamente superiore: in una parola, sensazionali. Cala quindi il sipario su una grandissima tre giorni, non prima però che tutti gli emozionati fans abbiano il tempo di scattare ancora moltissime foto di rito coi propri idoli, godendosi ogni singolo istante prima che la venue venga pian piano lasciata dai numerosissimi accorsi. Un evento organizzato in maniera davvero invidiabile, figlio di un inesauribile lavoro da parte di tutto il team di casa Frontiers, la quale ancora una volta ha riacceso tutto l'orgoglio italico nel campo del tanto amato rock melodico internazionale e dei suoi generi limitrofi. Ed ora, visto il grande risultato raggiunto, credo di poterlo dire con tutto l'ottimismo del caso: arrivederci a tutti alla prossima edizione targata 2015!

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