FRONTIERS ROCK FEST - DAY I
Un evento che rimarrà nella storia dei live organizzati in terra tricolore. Potrei semplicemente riassumere in questa maniera quanto accaduto a Trezzo sull'Adda nella prima triade del Maggio in corso, giorni che hanno visto sfilare sul palco del "Live" un autentico plotone di alfieri dell'hard 'n' heavy melodico internazionale, il tutto patrocinato con organizzazione certosina da mamma Frontiers, la quale ha dimostrato di aver acquisito con merito ad honorem lo status di major label in tutti i sensi, sapendo ora gestire con esperienza anche il particolarmente intricato discorso live nei meandri del terzo millennio. Entrato in ritardo a causa di una discutibile gestione dei braccialetti di rito (cosa da attribuire in questo caso agli addetti del club stesso), riesco a godermi solo gli ultimi due brani dei new comers State Of Salazar, i quali confermano anche dal vivo le buone impressioni destate nel loro EP di debutto "Lost My Way". La prima vera nota entusiastica della giornata arriva invece dai Dalton, storici paladini dell'AOR scandinavo di classica memoria, freschi di contratto per la sopracitata label partenopea: un'esibizione positiva sotto più di un aspetto, a partire dalla prestazione vocale del singer Bosse Lindmark, ed arrivando ad un'ottima scelta dei brani presenti nella setlist proposta. Con i "neonati" Three Lions il livello dell'esibizione si alza ulteriormente, complici i sempre ottimi lavori strumentali a cura della coppia Burns/Morgan, a cui si unisce il notevole apporto vocale del nuovo arrivato Nigel Bailey, un singer che nel minato campo live ha dimostrato un'ottima padronanza tecnica ed una profondità espressiva notevole: un grande acquisto. A tenere alta la bandiera delle sonorità di estrazione maggiormente seventies ci pensano invece i navigati Snakecharmer, monicker sotto cui si nascondono elementi di esperienza assodata quale la coppia di whitesnankiana memoria Moody/Murray e il brillante vocalist d'oltremanica Chris Ousey, autore di una performance di altissimo livello: inutile sottolinare l'estrema qualità esecutiva dell'intera formazione britannica, capace di fondere al meglio sontuose scariche rock a malinconici sentieri di classica estrazione blues. Semplicemente esemplari. Con gli attesisssimi W.E.T. arriva invece la prima nota dolce/amara della giornata. Minati da alcuni problemi tecnici alla base di un sound piuttosto confuso e da un Jeff Scott Soto in forma vocale non propriamente smagliate (ma che si riprenderà invece alla grande nella terza giornata del festival), i nuovi pionieri dell'hard melodico svedese riescono comunque a sfoderare una prova convincente a tutto tondo, complici un Erik Martensson esplosivo dietro al microfono e una "musicianship" (per dirla in maniera maggiormente internazionale) di davvero alto livello (e questo nonostante l'avvicendamento dietro alle pelli tra l'impegnato Robban Back ed il bravo sostituto Magnus Ulfstedt). Per dirla in breve... quando la classe vince a piene mani sulla maledetta sfortuna. Con gli Hardline il festival fa il suo ulteriore passo in avanti, complice una line-up di assodata esperienza live in cui spicca il trio tutto tricolore formato dai nostri Alessandro Del Vecchio, Francesco Jovino e Anna Portalupi, perfetti nell'integrarsi a due nomi di grande risalto internazionale quali quelli di Josh Ramos e di sua maestà Johnny Gioeli. Un Gioeli in forma vocale clamorosa, capace di trascinare al meglio i propri impeccabili compagni di avventura, all'interno dei quali si distinguono il drummer monolitico di Jovino e le brillanti backing vocals ancora una volta a firma Del Vecchio. Un unico appunto generale va mosso nei confronti della scaletta poco incisiva (in cui vengono tralasciati brani di grande impatto a favore di altri altamente opinabili) e dell'eccessivo spazio "solistico" dedicato ai vari strumentisti in una esibizione risicata dal punto di vista del timing, ma si tratta comunque di bazzeccole espletate più per onore di cronaca che non per una invece reale necessità opinionistica. Ci si avvia alla chiusura del primo giorno, e tocca ai grandi maestri dell'hard-rock americano Tesla l'onore di chiudere una prima giornata riuscitissima in tutti i sensi. Valorizzati al massimo da un sound magistrale e perfetti nel calarsi con invidiabile carisma nel ruolo di headline loro assegnato, i rockers a stelle e strisce portano a termine una esibizione di unanime acclamazione, perfettamente incentrata su una setlist in grado di sciorinare al meglio tutti i propri granitici cavalli di battaglia. Semplicemente eccezionali.
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