EPICA + ELUVEITIE + SCAR SYMMETRY
In un mese di novembre stracarico di eventi musicali come non se ne ricorda in tempi recenti, c’è lo spazio per il nuovo tour degli olandesi Epica, band tra le più importanti e famose del symphonic metal internazionale, che portano in giro la loro ultima fatica dal titolo ‘The Quantum Enigma’. E diciamocela tutta, vedere dal vivo una personalità così attraente, oltre che una grandissima voce, come quella della bellissima Simone Simons è sempre un piacere per i nostri occhi. A supportare la band nel loro European Enigma Tour, e nella data del 4 novembre al Live Music Club di Trezzo d’Adda (MI) che qui viene raccontata, i valorosi folk-metallers svizzeri Eluveitie, che spesso varcano i confini del Canton Ticino per suonare da noi, e in apertura i death melodico degli Scar Symmetry.
Per Nillson prende in mano la chitarra, abbozza dei riff di chitarra per provare a scuotere il pubblico, che non risponde così prontamente. È così che gli Scar Symmetry battezzano la serata davanti ad un pubblico che progressivamente va riempiendo il locale. La loro proposta associa il power metal aggressivo con un death metal a cavallo tra il melodico ed il tecnico, con due voci maschili che alternano growl (ad opera di Roberth Karlsson) e cantato pulito (interpretato da Lars Palmqvist). Dimostrano una discreta qualità, riuscendo anche ad essere apprezzati dal pubblico grazie al tentativo neanche tanto velleitario dei due frontman di intrattenere il pubblico con i consueti gesti d’incitamento. Musicalmente non sono assolutamente perfetti, si notano in più punti segni di discontinuità e stacchi un po’ bruschi di tonalità che sembrano far perdere il filo del discorso, ed abbassando la qualità complessiva. Ma sicuramente avranno tempo di rimediare, cercando di imparare le lezioni che band del calibro di In Flames e Soilwork hanno saputo impartire in questo genere.
Il palco, durante il cambio di strumentazione, è già agghindato a dovere, con il tipico set di strumenti tradizionali preparato per Chrigel Glanzmann, e i banner che simboleggiano l’antica cultura celtica. D’altra parte è dalla storia di quel popolo che gli Eluveitie traggono ispirazione, e la sintetizzano con un folk metal dalle tinte a volte anche estreme, in cui sono in gioco gli strumenti musicali classici della musica moderna e contemporanea, assieme agli strumenti tradizionali di stampo più antico, come bouzouki, ghironda, flauti classici ed antichi, ecc. Il tutto raccontato dalla voce maschile growl di Glanzmann, che durante lo show enfatizza proprio il fatto dell’ispirazione che la cultura celtica dà alle canzoni degli Eluveitie, e dalla voce femminile densa di atmosfera di Anna Murphy. La loro accoglienza al Live è calda e sentita, merito di una carriera già cospicua e costellata di soddisfazioni. La band si destreggia con valore, suonando i diversi brani con forza e positività. Le donne della band, la già citata Anna Murphy alla ghironda e la nuova violinista Shir-Ran Yinon fronteggiano il pubblico con movimenti sincronizzati e presumibilmente studiati a tavolino, e Glanzmann dosa bene le parti cantate con quelle suonate. Il suo growl risulta dal vivo un po’ stentato, al limite dell’afonia, e nonostante ci provi a dare tutto anche in fatto di presenza scenica, non cattura appieno l’interesse. Discorso diverso per la Murphy, la cui voce apparentemente monotona ed invece molto personale, è davvero suggestiva in modo notevole e carica di atmosfera. È lei forse la protagonista principale della performance, con esibizioni come “Omnos” e “Call Of The Mountains” cantata in quest’occasione nella versione con testo in italiano che riscuotono pieno apprezzamento. Uno dei momenti da ricordare dell’intera serata è proprio il coro da stadio che accompagna il ritornello del “Richiamo dei Monti” che la Murphy comanda con piena autorità. Una prestazione complessiva che è andata crescendo col passare dei minuti, in cui sono alternati momenti più aggressivi ad altri più mansueti, come l’intermezzo acustico di sicuro valore. Acclamati dal pubblico, concedono il bis con la loro hit più famosa, “Inis Mona”, a chiudere uno show piacevole e ben strutturato, nonostante la prestazione non impeccabile di Glanzmann, non particolarmente espressivo se non a tratti con la sua voce.
Un grande telo color argento si eleva a fondo palco, accompagnato da una serie di luci e fari in lungo e in largo. Ad un livello superiore la classica tastiera rotante da un lato, e la batteria a doppia cassa dall’altro. Questa è la scenografia che gli Epica hanno scelto per questa serata. Ormai il Live è ad un passo dal tutto esaurito e tutti fremono per la presenza di Simone Simons, Mark Jansen e soci. L’intro dell’ultimo album si alza tra il boato generale, e questo boato diventa assordante con l’ingresso della band, che attacca con “The Second Stone” dando subito la scossa, con una Simone Simons subito a pieno regime, bella come non mai davanti al microfono ed alla consueta asta a forma di S. La sua voce si percepisce abbastanza bene, nonostante i volumi alti soprattutto della batteria, con la sua doppia cassa come sempre martellante; Simone è come sempre leggiadra che sembra una farfalla, ma che non lesina affatto a sfoderare esplosioni liriche di rara efficacia. La band si impossessa del palco e ne fa carne da macello, divertendosi a vicenda e mantenendo un contatto col pubblico costante. Pubblico che ha dato anch’esso un contributo coreograficamente importante, facendo volare in aria e verso il palco una serie di palloncini neri con raffigurata la tipica E di Epica, creando spesso dei botta e risposta con la band che reagisce con gioia e soddisfazione a questi momenti di interazione. La scaletta presenta alcuni pezzi tratti dall’ultimo album, tutti accolti molto bene (per esempio la bellissima “The Essence Of Silence”, “Victims Of Contingency” ed “Unchain Utopia”), ma le emozioni più forti si hanno con i classici della band. “Sensorium”, nonostante il solito difetto della batteria che copre quasi del tutto l’attacco di tastiera che è parte essenziale e fondante del brano, esalta i partecipanti, ma è con la hit “Cry For The Moon” che gli Epica manda il pubblico letteralmente in brodo di giuggiole, e che viene cantata in coro da tutti. Lo show è un susseguirsi continuo di emozioni miste a prepotenza metal che si sviluppa a dismisura, grazie all’ottimo lavoro delle chitarre di Mark Jansen e Isaac Delahaye, e dalla sezione ritmica dettata soprattutto dalla batteria di Arien Van Weesenbeek. Le tastiere, ad opera di Ruben Wijga (che sostituisce Coen Janssen a seguito della cancellazione della leg nord-americana del tour, e a cui auguriamo un lieto fine alla sua vicenda), risultano invece un po’ penalizzate, riuscendo poche volte ad essere ben percepite. Un altro dei pochi punti non propriamente felici è la versione di un altro classico della band, “The Phantom Agony”, il quale alterna le parti di stampo metal che le hanno fatto le migliori fortune, a delle parti invece più danzerecce, quasi da discoteca in periodo di Capodanno e degna dei migliori trenini che vanno tanto di moda nei ristoranti italiani, accompagnate da giochi di luce di colore variopinto, che lascia perplessi in molti, dimostrando la loro ampia discutibilità. Momenti di dubbia qualità che vengono subito spazzati via con un’importante versione di “Sancta Terra”, e con una “Consign To Oblivion” che, innescata da piccoli e semplici gesti di Isaac Delahaye, ha scatenato il pogo più violento.
Nonostante la versione da festa di Capodanno di “The Phantom Agony”, la prestazione è stata di assoluto livello, con la band completamente a proprio agio, con Simone Simons che è sì protagonista, ma che fa parte di un gruppo in cui nessuno è comprimario e tutti fanno la loro parte al meglio. Ci saremmo aspettati che Mark Jansen, dato che trascorre buona parte del tempo in Sicilia, terra d’origine della sua attuale compagna, ci dicesse qualche frase in italiano, ma alla fine è bastato il suo growl chiaro e limpido, tra i migliori in circolazione, che di colpo ci rende tutti più forti e felici. Ah, altro appunto non trascurabile: Simone ha annunciato durante lo show di essere al lavoro per il nuovo album, il settimo della discografia targata Epica. E se sarà come ‘The Quantum Enigma’, sicuramente ne vedremo delle belle…Staremo a vedere. Intanto, grazie a loro per averci fatto godere con il loro show, già ansiosi di un loro ritorno nel Belpaese.
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