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ARCHITECTS

Non si ferma almeno qui in Italia il trend del metalcore, soprattutto a vedere l’affluenza massiva di stasera al New Age. E’ vero che gli Architects sono un po’ delle superstar, eppure un genere che nel resto del mondo comincia ad arrancare qui ha ancora abbastanza presa. 

Aprono la serata i COUNTERPARTS, perfetti opener ‘da copione’. Breakdown, scream e movenze sul palco studiate li rendono accattivanti per il pubblico giovane e scalmanato del parterre ma perfettamente irrilevanti per chiunque altro, soprattutto per chi ormai è abbastanza scafato del genere e ha già l’occhio clinico; sarà forse brutale liquidarli così, ma credo che i giovincelli saranno dimenticati nel giro di un paio d’anni, salvo clamorose smentite.

Personalmente ero molto curioso di vedere i BLESS THE FALL, band che seguo e apprezzo dal debutto ‘His Last Walk’ in virtù del loro screamo abbastanza personale e diciamolo, efficace. Peccato che una volta saliti sul palco i nostri si siano sostanzialmente trasformati in una fotocopia dei Counterparts, solo con qualche parte pulita in più e per giunta nemmeno cantata troppo bene. Ovviamente la scaletta ha gravitato sulle ultime release ‘Hollow Bodies’ e ‘Awakening’, e il pubblico sembrava anche abbastanza soddisfatto della prestazione. Saranno stati i suoni abbastanza scadenti, sarà stata la presenza scenica fiacca e sicuramente affossata dal piccolo stage, ma i Bless The Fall hanno deluso parecchio, o perlomeno quelli che non erano lì solo per sentire breakdown.

Davanti a un pubblico che non è di certo il loro gli EVERYTIME I DIE hanno comunque fatto quello che dovevano fare e l’hanno fatto bene e benissimo come previsto. Riassumento e per citare il collega Nicola Lucchetta di Outune, la performance degli americani è stata inficiata da suoni osceni, una setlist troppo orientata verso gli ultimi lavori (ma capiamo che in mezz’ora non si possa fare granchè) e un pubblico imbalsamato dal non capire le battute di Keith, e che oltretutto era lì quasi solo per gli Architects.

Ormai delle mini superstar, i britannici ARCHITECTS hanno fatto ormai colpo alla grande sul pubblico metallico, soprattutto sui giovanissimi. Devo dire di aver sempre apprezzato molto il quintetto inglese, come testimonia su queste pagina la mia recensione del primo disco ‘Hollow Crown’. Già da allora avevo intravisto ottime possibilità per la band, e vista la crescita esponenziale dovuta anche a dischi sempre più belli il tempo mi ha dato ragione; non ci si deve stupire quindi se stasera il New Age è pieno, e il 90% delle persone è qui per loro, in attesa di sentire dal vivo i grandi classici e i pezzi del nuovo, bellissimo ‘Lost Forever // Lost Together’.

In confronto ai suoni sentiti per i supporter, gli Architects sfoggiano una pulizia, una patinatura e un impatto davvero notevoli: si vede che sono in giro spesso e da molto tempo, l’esperienza li ha forgiati e i suoni chirurgici e mastodontici ne sono testimoni. Ai cinque non serve nemmeno muoversi troppo per fare tutti contenti, è invece la scaletta a stupire; è stato infatti suonato quasi tutto il nuovo album, tralasciando parecchio i primi tre. Non che la cosa sia dispiaciuta, essendo l’ultimo parto di Sam e compagni il disco più maturo, che li consacra definitivamente come papabili eredi degli Underoath (quanto ci mancate, ragazzi), con pezzi come ‘Naysayer’, ‘These Colours Don’t Run’ e la conclusiva, magniloquente ‘Gravedigger’ a fare la parte del leone. Tutti contenti, anche chi era scettico. Bravi Architects, lunga vita ad un gruppo ‘scenester’ che i successi se li merita tutti.

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Commenti

  • Francesco

    Architects tra i pochi che resteranno delle band metalcore, sono sempre stati diversi dalla massa.

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