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MOMBU/ODDATEE + DEFLORE

DEFLORE

Con questa esibizione, se la memoria non ci inganna, dovremmo essere arrivati a minimo tredici volte che abbiamo avuto il piacere di vedere i Deflore dal vivo (escludendo l'altra incarnazione a nome Monte Meccano), e ce li siamo sparati in tutte le salse: industrial metal ed electro dub. Nella fattispecie la band sta lavorando al nuovo lavoro (si vocifera che sarà molto corposo - doppio album) e per l'occasione hanno voluto testare la reazione del pubblico propinando il lato meno devastante, cioè quello electro dub (da non fraintendere con quello di derivazione reggae o nevrotico alla Gang Of Four), tendente verso l'elettronica scura dei Clock Dva obnubilata da suoni pulitissimi, pesanti ed ovviamente venati dall'industrial. Si è perpetrata un operazione messianica, una celebrazione sincratica di tastiere e campionamenti, di atmosfere scurissime, di allarmi a presagio di imminenti catastrofi atomiche e conseguenti fall out, di deviazioni cibernetiche e ipotetica colonna sonora di un cortometraggio basato su umanoidi i cui nervi son fatti di fibre ottiche e vengono controllati da remoto per portare a termine missioni intergalattiche che nessun uomo avrebbe potuto mai affrontare. Poesia cibernetica del 3° millennio. Chapeau.

MOMBU/ODDATEE

Seguono gli headliner Mombu Vs Oddatee, un improbabile combo nato dall’amicizia di Luca Mai con il rapper statunitense (un vero attore, un personaggio dalla mimica unica ed incalzante, dall’eloquio feroce con il dito ben puntato contro multinazionali, potere, USA; ha fatto capire che il suo unico e solo chiodo fisso è la “community” capace di sovvertire i soprusi subiti e per dimostrare la sua appartenenza ha buttato di tutto sul palco, maglietta, soldi, cellulare, occhiali dimostrando che non è schiavo del materialismo). Ciò che usciva dagli speaker era un noise/drone che non ha visto tra i protagonisti il sax di Luca Mai (causa incidente domestico che gli ha messo ko una mano), stavolta si è abbarbicato dietro un laptop a sparare basi e campionamenti che cesellavano la chitarra dai suoni reiteranti e il drumming sincopato ed efficace di una batteria ridotta all’osso (timpano, charleston, rullante e cassa) di Antonio Zitarelli. Sudore, dedizione e rumore.

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