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ANTHRAX

Ennesimo tour italiano per gli Anthrax con line up originale, che ormai da un po' girano in lungo e in largo per il mondo facendo presumere sempre di più ad una reunion duratura. Numerosi thrasher coi jeans elasticizzati e i gilet ricoperti di toppe costituiranno la gran parte del pubblico stasera al New Age (come al solito, e come prevedibile, sull'orlo del sold out), dimostrazione di come certe filosofie di vita siano ancora in voga nel sottobosco musicale. A supportare la band di Ian sono i BEYOND FEAR dell'ex Judas Priest Tim "Ripper" Owens, con un disco in uscita a breve sotto SPV. I cinque musicisti americani si fanno portavoce di un sound roccioso, classicamente heavy metal con non poche puntatine nel tipico power thrash d'oltreoceano e altri richiami più velatamente moderni che ben si inseriscono nell'assalto all'arma bianca della band. Musicisti in gran forma e un Ripper dall'ugola in grande spolvero nonostante i chili di troppo accumulati negli anni hanno dato vita ad uno show di tutto rispetto, graziato da suoni rasenti la perfezione; set come è ovvio totalmente incentrato sull'imminente esordio con brani maiuscoli ("Scream Machine", "Coming At You", "Your Time Has Come") e un piacevole medley composto da "Burn In Hell" da "Jugulator" dei Judas, "Red Baron/Blue Max" degli Iced Earth e la terremotante "One On One", sempre di casa Priest hanno fatto scorrere piacevolmente quarantacinque minuti ai numerosi presenti. Meritevoli. In tutta sincerità, non avrei scommesso un centesimo sulla prestazione degli ANTHRAX. O meglio, non avrei scommesso un centesimo su Joey Belladonna e di conseguenza sul simbolo di questa pseudo reunion che fino a stasera consideravo niente più che uno stratagemma per poter batter cassa dai fan di vecchia data e non solo. E invece sono stato smentito alla grande, con enorme piacere. I cinque fanno il loro ingresso sul palco sulle note di "Spreading The Disease", e se strumentalmente non c'è nulla da obiettare la voce di Joey è ancora un miraggio; ma già del secondo pezzo in scaletta, "Metal Thrashing Mad", possiamo godere dell'ugola del singer, in forma sia sul piano tecnico che sotto quello del puro intrattenimento. Belladonna è infatti un frontman di razza, che non lesina energie prima, durante e dopo i brani, incitando a più non posso l'entusiasta audience a cavallo dei brani classici, quelli che tutti dovrebbero conoscere; "A.I.R.", "Antisocial", "Caught In A Mosh", "I Am The Law", "Got The Time", il classico "Indians", tutti egeguiti con perizia strumentale invidiabile nel cui marasma spiccano senza dubbio, oltre al già citato Belladonna, l'irriverente Scott Ian e la macchina ritmica Benante, che non ha perso un colpo per tutto lo show. Magari questo tour è effettivamente un pretesto per racimolare quanta più grana possibile, ma finchè gli Anthrax si dimostreranno la band che ha raso al suolo Roncade stasera, ben vengano le operazioni di questo genere. Per una volta, felicissimo di essere stato smentito in pieno.

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